Un libro/ricerca in cui l'avvocato Fabio Capraro e il perito Giorgio Marcon, con accurata documentazione, svelano i casi di inaffidabilità degli etilometri

Etilometri e certificazione di qualità

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Gli strumenti tecnologici, come gli etilometri, non sono infallibili. Eppure valgono a decidere, in molti casi, la condanna di un soggetto. Lo sanno bene l'avvocato Fabio Capraro e il perito Giorgio Marcon autori de "L'etilometro e i suoi lati oscuri. Tecnologia e legge al servizio dell'automobilista".

A volte «bastano i dati riportati dallo "scontrino", la strisciolina di carta che esce dall'etilometro nel corso di un controllo su strada, per far decidere ad un giudice di condannare un automobilista per l'accusa di guida in stato di ebbrezza» si legge in premessa.Intanto però «con frequenza crescente, si susseguono anche casi di magistrati i quali ritengono troppo ambiguo il referto elettronico, specie se i valori rilevati superano di poco i limiti di legge. Tutto questo perché gli strumenti in dotazione alle forze di polizia hanno un peccato originale, mancano cioè di quella "certificazione di qualità" definita come omologazione, una procedura che deve essere prevista da un decreto ministeriale ad oggi ancora mai promulgato». Questo è stato uno dei cavalli di battaglia dell'esperienza lavorativa di Marcon.

Il libro ricerca di Capraro e Marcon

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La ricerca accurata è riportata nella pagine di un volume, titolo "L'etilometro e i suoi lati oscuri. Tecnologia e legge al servizio dell'automobilista" (Piazza Editore), scritto a quattro mani dall'avvocato trevigiano Fabio Capraro e dal perito Giorgio Marcon, e redatta grazie alla consulenza di un gruppo di studio composto da esperti di più discipline di varie città italiane composto oltre che dall'Avv. Fabio Capraro, dal Perito Giorgio Marcon e dalla Dott.ssa Valentina Checchin di Treviso anche dall'Avv. Paolo Maria Storani di Macerata, dall'Avv. Gian Paolo Babini e dall' Avv. Barbara Sedioli entrambi di Ravenna, dall'Avv. Fabio Bazzani di Modena, dall'Avv. Aldo Masserut di Pordenone e dal Perito Mauro Visani di Imola.

L'inganno delle sostanze contenute nell'alito

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Ma come mai l'etilometro si dimostra strumento fallibile? A dare una risposta, nel corso di una delle presentazioni del libro è Capraro: «Il limite fondamentale degli etilometri normalmente in uso è la possibilità di essere 'ingannati' da sostanze contenute nell'alito del soggetto sottoposto a test che vengono scambiate per alcol pur avendo origini di tutt'altra natura, spesso generate in modo naturale dalla persona esaminata. Non a caso - prosegue Capraro - il Tar del Veneto e lo stesso Consiglio di Stato hanno più volte ribadito che riscontri certi sullo stato di ebbrezza o meno di un automobilista sottoposto alla verifica su strada possono giungere solo da un prelievo di sangue». Ma non solo. «Un secondo tema di fragilità della strumentazione sta nel campione troppo ridotto di aria espirata che viene analizzato. La misurazione della quantità di alcol nel sangue, cioè, viene ottenuta per pura moltiplicazione della quota così rilevata».

«È come se volessimo ricavare la statura di una persona - aggiunge il Perito Giorgio Marcon - misurandola non da capo a piedi ma attraverso la lunghezza dell'ombra che il suo corpo proietta al suolo, valutando la regolarità e la pendenza di questo e la posizione della fonte di luce, e pretendere alla fine di ottenere un dato altrettanto preciso». in ultimo, ma no meno importante: «Se fosse riconosciuto che gli etilometri acquistati dall'amministrazione dello Stato (di fabbricazione soprattutto canadese e tedesca) sono inaffidabili, il danno erariale collegato ad una spesa smascherata come inutile non sarebbe affatto di poco conto».


Foto: 123rf.com
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