Il Garante per la protezione dei dati personali (newsletter del 29 marzo 2007) ha reso noto di aver vietato a un'agenzia immobiliare di utilizzare i dati personali che raccoglieva senza consenso (es. razza, religione ecc.) perché, nel caso di specie, trattati in modo illecito, al di fuori dei casi autorizzati dall'Autorità e in violazione anche delle norme sulla parità di trattamento tra le persone che vieta espressamente le discriminazioni razziali nella fornitura di beni e servizi, con particolare riferimento all'alloggio. Nel provvedimento il Garante ha ribadito che è vietato schedare la clientela in base all'origine razziale, alle convinzioni religiose o alle preferenze sessuali. La società (che raccoglieva tali dati su espressa richiesta dei proprietari e/o dei locatari) è stata inibita e non potrà più raccogliere informazioni circa la razza, la religione o la vita sessuale delle persone che la contattano per operazioni di compravendita o di locazione di case, né potrà più utilizzare le informazioni già in suo possesso. Infine, il Garante ha precisato che la raccolta senza consenso di simili informazioni è lesivo della dignità delle persone oltre a essere in contrasto con quanto stabilito dal Codice della privacy e dalle autorizzazioni generali in materia di trattamento di dati sensibili e che, lecita, è solo la raccolta di informazioni relative ad handicap o patologie invalidanti ma solo in quanto effettuata dall'agenzia per escludere dalle trattative immobili con barriere architettoniche o privi di ascensore.
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