Il Garante per la protezione dei dati personali (newsletter del 3 maggio) ha reso noto di aver richiamato un istituto di credito a maggiori controlli contro accessi non autorizzati alla Centrale rischi della Banca d'Italia da parte dei suoi dipendenti.
Il Garante ha così precisato che è vietato l'accesso ai dati personali dei clienti conservati nella Centrale rischi della Banca d'Italia se non giustificato da legittime esigenze.
Con questa decisione l'Autorità ha dichiarato illecito il comportamento di un dirigente di banca che, per scopi personali, aveva fatto controllare la posizione debitoria del cognato. L'Autorità ha quindi prescritto all'istituto di credito in questione di adottare misure di sicurezza mirate a contenere i rischi di accesso non autorizzato e di effettuare controlli più tempestivi ed efficaci sulla correlazione tra l'accesso ai sistemi di informazione creditizia e l'esigenza di trattare una pratica che giustifichi, nel rispetto della legge, le interrogazioni alla banca dati.
Il Garante ha così precisato che è vietato l'accesso ai dati personali dei clienti conservati nella Centrale rischi della Banca d'Italia se non giustificato da legittime esigenze.
Con questa decisione l'Autorità ha dichiarato illecito il comportamento di un dirigente di banca che, per scopi personali, aveva fatto controllare la posizione debitoria del cognato. L'Autorità ha quindi prescritto all'istituto di credito in questione di adottare misure di sicurezza mirate a contenere i rischi di accesso non autorizzato e di effettuare controlli più tempestivi ed efficaci sulla correlazione tra l'accesso ai sistemi di informazione creditizia e l'esigenza di trattare una pratica che giustifichi, nel rispetto della legge, le interrogazioni alla banca dati.
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