Roma (Adnkronos) - Per disconoscere un figlio non basta la prova del Dna ma bisogna anche dimostrare l'avvenuto adulterio. Non importa se la moglie e' 'rea' confessa. Lo ha stabilito la Cassazione (sentenza 14887) che ha respinto il ricorso di Salvatore B., un palermitano che, separatosi dalla moglie che aveva confessato di avere un'altra relazione, aveva scoperto attraverso la prova del Dna che due dei tre figli nati durante il matrimonio non erano suoi. A nulla e' valso chiedere il disconoscimento della paternita'. La Suprema Corte, infatti, ha affermato che 'la scelta del legislatore italiano, ispirata ad un evidente disegno di tutela tendenziale della filiazione legittima a favore dei soggetti nati in costanza di matrimonio apre la strada agli accertamenti istruttori sulla paternita' effettiva (e percio' anche a quelli ematologici) solo ove sia preventivamente acquisita la prova dell'adulterio'.
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