La Commisione Europea ha dichiarato che la decisione italiana di rilevare le impronte digitali per i nomadi non ha carattere discriminatorio. Le misure sarebbero infatti finalizzate al solo riconoscimento di persone che altrimenti risulterebbero difficilmente identificabili. Nessuna violazione delle norme Ue dunque. Lo ha dichiarato a Bruxelles Michele Cercone, il portavoce del commissario europeo per Giustizia, liberta' e sicurezza, Jacques Barrot. In Italia non c'e' nessuna raccolta sistematica delle impronte digitali nei campi nomadi, aggiunge il portavoce e "la presa di impronte digitali ha il solo fine di identificare le persone quando non sono in possesso di un documento e comunque come extrema ratio [...] Questo e' valido in particolare per i minori, nei confronti dei quali il riscorso alla raccolta di dati dattiloscopici e' limitato ai soli casi strettamente necessari per l'identificazione, quando questa non e' possibile con altri documenti". In ogni caso il portavoce assicura che Barrot rimarrà "estremamente attento a tutte le disposizioni sull'attuazione di queste misure che potranno essergli comunicate" dalle autorita' italiane.
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