"Il Legislatore regionale ha dato vita ad una disciplina lesiva del principio di eguaglianza disponendo, a monte, di ripartire i contributi disponibili tra enti individuati in assenza di ogni procedura idonea ad assicurare la trasparenza dell'azione amministrativa regionale". Questo si legge nell'ordinanza emessa dalla Prima Sezione del Tar del Lazio, a seguito del ricorso proposto dal Codacons, circa dei fondi erogati dalla stessa regione in favore di una lunga lista di associazioni, "amiche". Secondo i giudici amministrativi, la legge regionale n. 28 del 2006, in virtù della quale sarebbero stati erogati 25 milioni di euro ad alcune associazioni locali, non rispetterebbe i criteri fissati dalla legge n. 241 del 1990, recante disposizioni in materia di trasparenza degli atti amministrativi, (l.241/1990 e successive modificazioni). All'art.12, infatti, la legge dispone che "la concessione di sovvenzioni, contributi, sussidi e ausili finanziari e l'attribuzione di vantaggi economici di qualunque genere a persone ed enti pubblici e privati sono subordinate alla predeterminazione e alla pubblicazione da parte delle amministrazioni procedenti, nelle forme previste dai rispettivi ordinamenti, dei criteri e delle modalità cui le amministrazioni stesse devono attenersi." Per adesso il Tar, ha disposto la sospensione del processo amministrativo, nell'attesa che i giudici costituzionali, esprimano un giudizio in merito alla costituzionalità dell'art.17 della legge regionale L.R. del Lazio n.28 del 2006. "Se la corte dichiarerà l'illegittimità costituzionale della legge in questione, la regione dovrà restituire i 25 milioni di euro e distribuirli nuovamente" - come ha precisato il Presidente del Codacons, Carlo Rienzi, che ha inoltre aggiunto che "la Corte dei Conti, dovrà chiamare i singoli funzionari che hanno votato per la legge per rispondere dei conseguenti danni all'erario".
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