Approvato già dalla Camera dei Deputati, è stato definitivamente detto il si anche dal Senato della Repubblica al ddl 1133 in riferimento alla "Ratifica ed esecuzione del Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione tra la Repubblica italiana e la Grande Giamahiria araba libica popolare socialista, fatto a Bengasi il 30 agosto 2008". Il trattato, composto da 23 articoli, poggia le proprie basi sulla tutela dei diritti umani e delle libertà fondamentali. Il primo capo, che contiene i "principi generali" dell'accordo, mira a sanare le situazioni conflittuali che si sono create tra il nostro paese e la Libia, attraverso il rispetto dell'uguaglianza sovrana dei due stati e della legalità internazionale, la non ingerenza negli affari interni da arte di uno stato e a danno dell'altro e molti altri principi espressione del rispetto reciproco della propria sfera di sovranità. Sulla base di tali principi, la relazione internazionale che verrà a instaurarsi tra i due paesi permetterà la costruzione di infrastrutture e la possibilità per i cittadini italiani espulsi di ottenere i visti per entrare in Libia, come previsto dalla legge e in particolare nel secondo capo. Ma la partnership tocca molte altre materie come ad esempio la cooperazione scientifica, economico-industriale ed energetica; la collaborazione nella lotta al terrorismo, alla criminalità organizzata, al traffico di stupefacenti, all'immigrazione clandestina, nonché nei settori della difesa e nei rapporti parlamentari e tra enti locali. Inoltre l'accordo mira a sviluppare uno spazio comune in cui possa svilupparsi un dialogo produttivo tra le culture dei due stati, agevolato, "dall'attività rispettivamente dell'Istituto Italiano di Cultura a Tripoli e dell'Accademia Libica in Italia" (art.16, co.3, terzo capo). Il trattato, firmato a Bengasi il 30 agosto 2008, si inserisce in un rapporto conflittuale tra il nostro paese e la Libia che dura da molti anni. "L'accordo - come ha sottolineato il sottosegretario di Stato per gli affari esteri Mantica - chiude quasi cento anni di storia conflittuale dei rapporti italo-libici e, al di là degli aspetti anche emozionalmente rilevanti che restano parzialmente aperti, costituisce un atto di grande realismo politico, come attesta l'assenza di critiche sostanziali alla ratifica. Il Trattato pone le basi per la soluzione degli annosi problemi relativi ai visti per gli italiani nati in Libia, ai crediti vantati dalle imprese e, attraverso uno specifico articolo inserito nel ddl di ratifica, anche il problema degli indennizzi agli esuli italiani".
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