"Il peggioramento delle condizioni del marito che comporta un'attuale situazione reddituale e patrimoniale dello stesso livello delle parti, è ostativo al riconoscimento del diritto all'assegno per la moglie che attualmente percepisce con il proprio lavoro un reddito di circa 1200 euro mensili, superiore a quello di pensione, di circa euro 852,00 mensili, del suo ex marito". Con queste parole, la Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di una donna finalizzato ad ottenere un contributo da parte dell'ex marito, andato in pensione, per mantenere le stesse condizioni economiche avute dalla coppia ai tempi della loro unione matrimoniale. Gli Ermellini, infatti, sulla richiesta della donna dell' "assegno di natura assistenziale" da porre a carico dell'ex marito, hanno confermato quanto era stato deciso dalla Corte d'appello che "non ha potuto, per l'attuale pari condizione economica delle parti, imporre all'uomo, che fruisce di introiti minori di quelli già fruiti nel corso della convivenza con la donna, di integrare le entrate di questa con un assegno di natura assistenziale che fornisca le maggiori entrate necessarie a mantenere il livello di vita che le condizioni di entrambi consentivano durante la vita comune e che attualmente nessuno dei due può permettersi". "La decisione negativa - afferma la Corte - per la domanda della moglie, si fonda sull'affermazione, non contesta della ricorrente neppure con il ricorso per cassazione, dell'attuale sostanziale parità di condizione economica - reddituale e patrimoniale - dei due coniugi, difforme da quella esistente all'epoca della convivenza matrimoniale, nella quale l'uomo percepiva uno stipendio fisso superiore agli introiti occasionali della donna".
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