Roma, 26 feb. (Adnkronos) - Per chi, maturati i requisiti per la pensione d'anzianita', sceglie di restare al lavoro, salta l'obbligo di stipulare un nuovo contratto con il datore di lavoro. Si potra', quindi, proseguire l'attivita' lavorativa in modo automatico, senza la cosiddetta 'novazione'. Questo prevede l'emendamento del governo approvato dall'Aula che mantiene comunque ferma la previsione di una tassazione separata per la retribuzione 'successiva all'esercizio dell'opzione'. Il ministro del Welfare, Roberto Maroni, intervenendo in Aula ha tenuto ha sottolineare che la norma, cosi' come scritta in principio, era 'un incentivo a restare al lavoro poco incentivante. Per questo -ha spiegato- ora prevediamo l'automatismo senza bisogno di novare il contratto. E' vero -ha ammesso- e' stata una corsa ad ostacoli, ma e' anche vero che la novazione e' stata introdotta dal governo di centrosinistra in Finanziaria. Visto che pero' non ha funzionato, la togliamo. Era un meccanismo disincentivante. E noi siamo contrari ai disincentivi'. 'Spero che ora si calmino gli spiriti furenti'. Maroni coglie poi l'occasione per ribadire la sua convinzione che 'con un sistema di incentivazione efficace si possa raggiungere l'obiettivo di mantenere al lavoro un numero sufficiente di lavoratori'. Non solo. Maroni entra anche nel merito degli altri rilievi formulati dalle opposizioni. 'Contesto l'osservazione fatta da alcuni deputati sulla contraddizione tra gli incentivi a restare al lavoro e l'abolizione del divieto di cumulo. Questo divieto -spiega- era una norma odiosa introdotta alcuni anni fa che non ha creato maggiore permanenza al lavoro ma solo lavoro sommerso'. 'L'abolizione del divieto di cumulo che abbiamo previsto, peraltro parziale, va nel senso -conclude Maroni- di lottare contro il lavoro nero oltre che di indurre chi sta per andare in pensione a rimanere per altri 2 anni'.
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