La Corte Suprema dell'Arizona ha ribaltato una precedente sentenza: le informazioni generate con la produzione di documenti pubblici elettronici devono considerarsi pubbliche. Quindi disponibili per chiunque ne faccia richiesta. Si tratta di una decisione che ha catturato l'attenzione di media e organi governativi statunitensi: la Corte Suprema dello Stato dell'Arizona ha spiegato che i metadati relativi a documenti pubblici sono da considerare pubblici allo stesso modo, quindi disponibili per chiunque ne faccia esplicita richiesta. A stabilirlo, la stessa legge dell'Arizona sui public record, le cui versioni elettroniche devono essere trasparenti e liberamente accessibili non soltanto per quanto concerne il documento in sé, ma anche per i dati embedded.
La sentenza della Corte Suprema è giunta a ribaltare una precedente decisione d'appello che aveva spiegato l'esatto contrario: nonostante i documenti pubblici siano a disposizione di chiunque, la stessa sorte non toccherebbe ai metadati. Quelle che sono informazioni relative alla creazione di un documento - non visibili se stampato o visualizzato sullo schermo - erano state considerate dal giudice d'appello come semplice risultato di una stesura digitale da parte delle pubbliche autorità.
La nuova visione dei supremi giudici statunitensi è risultata opposta, risolvendo una causa legale che risale al 2006. Un agente di polizia del dipartimento di Phoenix era stato degradato dopo aver denunciato ai suoi superiori comportamenti poco ortodossi da parte di alcuni suoi colleghi. L'agente aveva sospettato che l'abbassamento di grado fosse il risultato di una ritorsione nei suoi confronti, chiedendo ai superiori la possibilità di controllare i report relativi al caso. I dubbi del poliziotto, in pratica, consistevano nel fatto che i più alti in grado avessero screditato la sua condotta solo dopo la spifferata sui colleghi.
I metadati non erano dunque stati forniti, scatenando la causa giunta fino al supremo giudice Scott Bales. "L'idea che le autorità pubbliche possano trattenere le informazioni collegate ad un documento elettronico è piuttosto illogica, nonché contraria alle policy di trasparenza sottolineate dalla legge in materia - ha scritto Bales - soprattutto perché le autorità sarebbero obbligate a fornire le stesse informazioni se scritte a mano in un documento cartaceo".
Mauro Vecchio
Pubblicazione autorizzata da: http://punto-informatico.it/
La sentenza della Corte Suprema è giunta a ribaltare una precedente decisione d'appello che aveva spiegato l'esatto contrario: nonostante i documenti pubblici siano a disposizione di chiunque, la stessa sorte non toccherebbe ai metadati. Quelle che sono informazioni relative alla creazione di un documento - non visibili se stampato o visualizzato sullo schermo - erano state considerate dal giudice d'appello come semplice risultato di una stesura digitale da parte delle pubbliche autorità.
La nuova visione dei supremi giudici statunitensi è risultata opposta, risolvendo una causa legale che risale al 2006. Un agente di polizia del dipartimento di Phoenix era stato degradato dopo aver denunciato ai suoi superiori comportamenti poco ortodossi da parte di alcuni suoi colleghi. L'agente aveva sospettato che l'abbassamento di grado fosse il risultato di una ritorsione nei suoi confronti, chiedendo ai superiori la possibilità di controllare i report relativi al caso. I dubbi del poliziotto, in pratica, consistevano nel fatto che i più alti in grado avessero screditato la sua condotta solo dopo la spifferata sui colleghi.
I metadati non erano dunque stati forniti, scatenando la causa giunta fino al supremo giudice Scott Bales. "L'idea che le autorità pubbliche possano trattenere le informazioni collegate ad un documento elettronico è piuttosto illogica, nonché contraria alle policy di trasparenza sottolineate dalla legge in materia - ha scritto Bales - soprattutto perché le autorità sarebbero obbligate a fornire le stesse informazioni se scritte a mano in un documento cartaceo".
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