È lecito il trasferimento di un lavoratore ad altro reparto se i rapporti con i superiori sono "deteriorati". Cass. 4 febbraio 2010 Né tantomento la posizione dell'azienda può essere definita mobbizzante. Lo ha precisato la Corte di cassazione che ha respinto il ricorso di un'infermiera che prima aveva chiesto di essere trasferita, subito dopo un problema avuto con un collega, e poi ci aveva immediatamente ripensato. In particolare la donna aveva segnalato una serie di irregolarità commesse da un medico e questo, per tutta risposta, l'aveva fatta sospendere. Secondo la direzione sanitaria, però, dopo l'accaduto il trasferimento era funzionale al buon andamento del reparto. La lavoratrice lo ha impugnato di fronte al Tribunale di Lecce che le ha dato torto. La decisione è stata confermata dalla Corte d'Appello pugliese e ora è stata resa definitiva dalla Cassazione. La Suprema Corte ha motivato che "l'adozione di una sanzione disciplinare per comportamenti serbati nel reparto può essere una fonte di conflitto idoneo a turbare la funzionalità". Pertanto, "l'assegnazione ad altro reparto, lungi dal configurare mobbing, era da considerare giustificata e persino doverosa sotto il profilo del buon andamento del servizio pubblico".
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