Chi l'ha visto? Scompare come d'incanto l'emendamento che evitava in pratica qualunque noia ai conducenti delle auto a servizio dei potenti di Stato e Parastato, mentre il cittadino deve quotidiamente aggirare i più infernali macchinari per tentare di lavorare indenne da sanzioni, mettendo a continuo repentaglio la sua unica patente. Chi guida le auto blu in virtù dell'emendamento avrebbe sfoderato la sua patente personale soltanto nei momenti di svago. Ne avevamo dato conto senza commenti (sufficiente rimandare ai testi illuminanti ed inascoltati di Gian Antonio STELLA e Sergio RIZZO) il 3 maggio 2010. Ma nella Riforma del 6 maggio 2010 la norma della diatriba non c'è già più. Volatilizzata. Già paventavamo immaginabili forme di "stravaganza" e prepotenza stradale, esuberanza muscolare da parte degli autisti delle auto blu che avrebbero potuto mettere a repentaglio la sicurezza della viabilità in nome del velocissimo trasporto dell'Autorità di turno a destinazione; senonché, il vespaio di critiche levatesi OVUNQUE ha stoppato la modifica. Le modalità di sottrazione dei punti sulla patente di servizio verranno demandate in un secondo tempo al Governo. Il testo sulla mini-Riforma al Codice della Strada va ora alla Camera dei Deputati in terza lettura. Un sobrio ricordo personale: tempo fa si svolse un bel congresso giuridico a Roma, nel complesso monumentale di Santo Spirito in Sassia, e noi congressisti e relatori che entravamo (ovviamente da pedoni!) negli affrescati saloni di volte straordinarie facevamo fatica a dribblare un'enorme vettura scura e ci accalcavamo in fila nella strozzatura creatasi per la presenza avanti all'entrata di una pachidermica Lancia Thesis adibita ad auto blu. Era, infatti, presente all'interno dei saloni un vip, che non era in pericolo di vita, ma, semplicemente, partecipava ai lavori. Roma è servita da ogni mezzo pubblico. Se il Tizio è una Personalità, avrebbe agevolazioni di ogni genere, anche senza pagarne il costo (per quello ci sono le tasche dei contribuenti), tant'è che all'estero viene elogiato il potente che usa i mezzi pubblici e si confonde con la gente, addirittura rivolgendo loro la parola, prende nota delle loro opinioni e non li considera inferiori. Soltanto dopo un'embrionale sollevazione di popolo i membri dell'equipaggio dell'auto blu, sprofondati nella lettura della "Gazzetta dello Sport" e, quindi, sordi alle lamentele di chi chiedeva soltanto di entrare a piedi, si scansarono un po' più in là allargando lo spiraglio disponibile. Si è, peraltro, nei paraggi di Via della Conciliazione ed il traffico pedonale è congesto su quel marciapiedi, vicinissimo a San Pietro. Questa è la situazione che si vive in Italia, questo è l'utilizzo che viene fatto ogni giorno dei danari pubblici. Il Professor Marco BIAGI, che tanto manca alla sua Patria in special modo in questi mesti giorni, tentava di esser utile al suo Paese con la sola, piccola ma grandiosa forza delle sue idee, con l'applicazione delle proprie migliori energie in vista di un futuro migliore del mondo del lavoro; se ne tornava a casetta sua di Bologna utilizzando il treno, poi inforcava la bici, sapeva di essere in pericolo di vita come tanti anni prima l'Avv. Giorgio AMBROSOLI aveva la certezza che sarebbe stato assassinato da Cosa Nostra, lo aveva denunciato presso la competente Autorità e sapete tutti quale aurea concezione doveva nutrire in merito alle sacrosante istanze di Marco BIAGI la competente Autorità. La scorta gli era stata tolta dal Ministero degli Interni; il 21 marzo 2002, verso le ore venti, Marco Biagi viene trucidato sotto casa in Via Valdonica, a Bologna; il 30 giugno 2002 il Titolare dell'epoca del Dicastero degli Interni così testualmente si espresse alle domande di alcuni giornalisti (fonte Wikipedia, l'enciclopedia libera - voce Marco Biagi): «A Bologna hanno colpito Biagi che era senza protezione ma se lì ci fosse stata la scorta i morti sarebbero stati tre. E poi vi chiedo: nella trattativa di queste settimane sull'articolo 18 quante persone dovremmo proteggere? Praticamente tutte». E a questo punto il Ministro sorprende i presenti quando gli viene detto che Biagi era comunque una figura centrale nel dialogo sociale: protagonista del patto di Milano, coautore del Libro Bianco, consulente del ministero del Welfare, della Cisl, della Confindustria. C'è un attimo di silenzio, Scajola volta le spalle, si blocca, azzarda: «Non fatemi parlare. Figura centrale Biagi? Fatevi dire da Maroni se era una figura centrale: era un rompicoglioni che voleva il rinnovo del contratto di consulenza.» Per contro Marco Biagi era il principale collaboratore del Ministro Roberto MARONI, che lo apprezzava moltissimo, e sempre da Wikipedia è possibile scorrere l'infinito elenco delle Università e degli Enti dai quali questa Persona era assai apprezzata; i brigatisti che lo assassinarono dichiarono che avevano colpito Marco Biagi perché non era protetto. Sarebbe stata sufficiente una modesta vettura di scorta per dissuadere il commando brigatista. Neppure un'auto blu. Aveva appena cinquantuno anni. Immagino quanto mancherà ai suoi Familiari, ma la sua figura integerrima sarebbe stata oggi una risorsa determinante per il futuro degli Italiani. Auspicabilmente con pochissime auto blu.
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Civilista e penalista, dedito in particolare
alla materia della responsabilità civile
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