Il Vickx: ogni magistrato che da giovane abbia svolto le funzioni di Sostituto Procuratore nelle regioni calde del Sud Italia sa qual è l'uso improprio della boccetta spray. Te la porge il medico-legale quando, nel corso dell'autopsia dopo un atroce omicidio, l'odore del sangue e della carne umana si fa insopportabile. Il Dott. Francesco CASCINI, nato a Lucca l'11 aprile del 1970, residente a Napoli, arriva teneramente ultimo (maglia nera si sarebbe detto nel ciclismo d'epoca ma non sempre la struttura dei nostri concorsi salvaguarda i granai del sapere e combatte la carestia di idee: saranno poi le asperità della vita vera ad assegnare la maglia rosa) al concorso in magistratura ove entra il giorno esatto del suo venticinquesimo compleanno; viene subito assegnato alla Procura della Repubblica di Locri e, nel breve volgere di qualche tempo, diverrà, a soli ventinove anni, il più anziano magistrato inquirente di uno Stato che invia i "giudici ragazzini" nei territori ove lo strapotere criminale dei boss delle 'ndrine domina; in ogni caso, sede disagiata a parte, "l'inizio di una carriera sicura, un lavoro fisso, prestigioso, ben pagato". Il giovincello è serenamente rassegnato al fatto che non potrà scegliere la destinazione: "duecentosessanta nuovi magistrati che a turno, nell'ordine della graduatoria del concorso, sceglievano le sedi dove iniziare il loro lavoro …mentre gli altri si affannavano in complicatissime previsioni e conti sulle sedi che via via sarebbero rimaste libere, mi sedetti in un bar a leggere i giornali e fumare. Era una bella sensazione, sarei andato dove duecentocinquantanove persone prima di me non erano volute andare, e, tutto sommato, mi stava bene così". Colpisce la filosofia spicciola: le sedi peggiori erano considerate Locri in Calabria e Gela in Sicilia. "Con mia grande sorpresa, due vincitori di concorso non si erano presentati e toccò anche a me scegliere. Erano rimaste Locri, Gela e Nicosia. Non sapevo nulla di quei posti, neppure dove fossero precisamente. Scelsi la Procura di Locri senza pensarci troppo. Era la più vicina a Napoli, la mia città, e sapevo che era sul mare". Per Einaudi - collana Stile Libero Big (2010) il Dott. Cascini ricostruisce, in un racconto che ha il dono della spontaneità e della scorrevolezza, un'esperienza nei gorghi della Giustizia calabrese che non si dimentica; giusto il tempo di arrivare a Locri e di sedersi al tavolino di un bar del centro e già apprende da un altro giudice, amico del fratello (pure magistrato di spicco), offertosi quale anfitrione, che stava prendendo il caffè in un locale riconducibile ai Cordì, la famiglia più potente del Paese, in eterna faida con i Cataldo. L'Autore si slancia a raccontarla con generosità nell'assenza di ipocriti pudori, senza tacere storie d'amore anche con colleghe di Procura prima di conoscere la Donna della vita, Nicoletta. Una valida guida - manuale di sopravvivenza per chi sarà alle prese con la Locride, con la Calabria, intesa dal versante giudiziario. "Ricordai l'ultimo discorso alla nazione di Cossiga. Parlava di me! Aveva detto che lui ai magistrati che arrivano ultimi ai concorsi e vanno nelle sedi più difficili non avrebbe affidato neppure …non ricordo con precisione, usò un'espressione sarda … forse aveva detto la custodia di una capanna …Assurdo affidare a ragazzini di prima nomina, solo perché avevano superato un concorso facendo tre temi, incarichi così importanti in territori così difficili. In fondo ero d'accordo con lui". Il Comandante della Stazione Carabinieri comunica al Dott. Cascini che a Capodanno i malviventi usano festeggiare l'avvento dell'anno entrante sparando raffiche contro la caserma e "alle sette io e i miei ragazzi dobbiamo chiuderci dentro …non possiamo uscire fino a quando non hanno finito di festeggiare". Incredibile: sparano contro "tutto ciò che lì rappresenta lo Stato". Tutti gli anni. "Quale speranza può dare uno Stato che accetta consapevolmente di subire, con quale coraggio si chiede a qualcuno di collaborare, a un testimone di rispondere, a una vittima di denunciare? Perché dovrebbe fidarsi di noi?" si interroga l'Autore verso la chiusa del sesto capitolo. Solo amarezza, quindi? No, sorprende nel corso delle 175 pagine del libro d'esordio del Dott. Cascini, che dal febbraio 2007 ricopre l'importante ruolo di Direttore dell'Ufficio Ispettivo presso il Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria, la carica di energia che promana dall'amore per quella terra da secoli costretta a subire ingiustizie. Il racconto si dipana in un pregevole stile improntato a sobrietà, senza indugiare su facili reducismi per essersela cavata in quegli asperrimi territori eppur di incomparabile bellezza: "Dalle finestre aperte si sentiva il rumore e il profumo del mare …incredibilmente bello, deserto". "Avevo fatto come gli altri, avevo ignorato quello che di meraviglioso questa terra offre, ero stato inghiottito dal buco costruito al centro di questi luoghi, da quel vortice capace di stravolgere la bellezza, di trasformare la voglia di vivere in PAURA". Del resto, l'Onorata Società degli "uomini valorosi" si nutre proprio di solitudine e paura, come ricorda l'Autore a pag. 106, capitolo 17). 'Ndrangheta deriva dal verbo greco "andragatizomai" che significa atteggiarsi ad uomo di valore, rispettato e temuto; non so con quanto sciovinistico orgoglio può essere considerata l'azienda italiana con il fatturato più elevato: circa 44 miliardi di euro all'anno, una potenza economica che, se fosse un'autonoma Nazione, scavalcherebbe in graduatoria il Qatar. Ovviamente il petrolio della 'ndrangheta si chiama: traffico internazionale di droga, imprese edili ed appalti pubblici, estorsioni ed usura, traffico di armi, prostituzione, filiera dell'ecomafia e della criminalità ambientale. Si ritiene che Corrado ALVARO sia stato il primo a dare conoscenza del fenomeno, in origine ingenuamente inquadrato come una forma di riscatto sociale in alternativa al predominio dei potentati. Per la cronaca, il termine 'ndrangheta esordisce nel 1948 sulla rivista di criminologia e polizia scientifica "Crimen" con riferimento proprio all'area della Locride, su cui verte l'agile ed incisiva narrazione di Francesco Cascini. Oggi, stando alle parole del Procuratore generale della Corte d'Appello, Dott. Attilio BLANDALEONE, "almeno il 30 per cento dell'elettorato è manovrato dalla 'ndrangheta, che orienta i voti per questo o quel partito, per questo o quel personaggio". Nella relazione della Commissione Parlamentare Antimafia stilata nel 2008 si legge che "la 'ndrangheta cresce e si espande alla maniera di al Qaeda, con un'analoga struttura tentacolare, priva di una direzione strategica, ma munita di una ragione sociale di enorme, temibile affidabilità". Enzo MACRI', già Sostituto Procuratore Nazionale Antimafia, ora Procuratore Generale ad Ancona, coraggioso Giudice in prima fila nella lotta alla mafia, che gli ha gentilmente spedito la foto polaroid di un kalashnikov, ricordava di recente che i creativi boss 'ndranghetisti dietro le sbarre del 41-bis hanno utilizzato la trasmissione "Quelli che il calcio" (all'insaputa degli autori tv) per inviare sms in sovrimpressione: messaggini all'apparenza innocenti. Sta di fatto che - sono sempre le espressioni del Procuratore Enzo Macrì - "non vi è continente che possa considerarsi immune dalla presenza della 'ndrangheta, provocata in parte dai massicci fenomeni di emigrazione del passato, ma anche dalla estrema mobilità degli esponenti e dei suoi appartenenti e dalla capacità di adattamento a ogni ambiente, anche quello apparentemente più lontano e ostile" (Conferenza nazionale sulla 'ndrangheta tenuta a Roma il 12 maggio 2004 - relazione di sintesi). La strage tedesca di Duisburg docet: è la notte tra il 14 ed il 15 agosto 2007: una tempesta di fuoco che uccide vari 'ndranghetisti che si rifornivano di armi proprio in Germania. Per concludere la recensione del libro edito da Einaudi, bello il passo in cui il Dott. Cascini compendia la sentenza di condanna all'ergastolo pronunciata dalla Corte di Assise di Locri in relazione all'omicidio di Fortunato Correale: "era stata appena scritta una pagina importante per la giustizia a Locri. Non solo perché si era giunti all'accertamento di un fatto così grave, ma perché a quella decisione avevano preso parte dei giudici popolari. Persone comuni, semplici, di età diverse, tutte del posto", persone "abituate a convivere con quelle vicende, con la violenza, con le ritorsioni, con la 'ndrangheta"; "nei loro occhi, mentre il Presidente leggeva il dispositivo, era evidente l'orgoglio di essere riusciti a dare un contributo di giustizia alla loro terra, di essere riusciti a vincere la paura". In conclusione, nel suo racconto autobiografico il Dott. Francesco Cascini ci offre, al costo di €15,50 ben investiti, una panoramica genuina e lucida dell'universo della Locride, così contraddittorio ed inestricabile per chi è forestiero, con uno spiraglio di speranza. In sintesi: Francesco Cascini, Magistrato attualmente a capo dell'Ispettorato del DAP, edito nel 2010, "Storia di un giudice nel Far West della 'ndrangheta", pagine 178 incluso l'indice dei trentadue capitoli numerati senza titolo, di lettura interessante e scorrevole.
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Civilista e penalista, dedito in particolare
alla materia della responsabilità civile
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