Continuano i problemi per gli italiani dovuti alle cosiddette "bollette pazze" e per quelle non pagate che spesso sfociano in decreti ingiuntivi e pignoramenti. Sono sempre più frequenti, infatti, i casi di cittadini che si trovano coinvolti in azioni giudiziarie che nel migliore dei casi fanno lievitare notevomente le spese. Adnkronos ha ricostruito la "filiera" che parte dalla singola bolletta della luce, dell'acqua o del gas sino alle "minacciose comunicazioni con cui le societa' che hanno acquistato i crediti dalle municipalizzate comunicano le azioni giudiziarie". La nota agenzia di stampa analizza il settore del recupero crediti. "La maggior parte delle societa' - scrive - hanno chiuso il 2009 con fatturati in crescita. Grazie alla crisi, perche' ha fatto lievitare i casi di insolvenza, quelli reali e quelli presunti, facendo aumentare i volumi di lavoro. L'importo affidato alle societa' specializzate ha sfiorato i 20 miliardi nel 2008 ed e' cresciuto di altri 10 mld nel 2009, arrivando alla soglia dei 30 mld. Tanto che gli addetti sono oggi oltre 14mila, con un aumento del 33% rispetto al 2007, dicono i dati di Unirec, l'Unione nazionale delle imprese di recupero crediti". Il rischio di impresa è legato alla possibilità effettiva di incassare il credito anche se le società acquistano il credito ad un prezzo inferiore al loro valore. I dati dimostrano che oggi è sempre più difficile la riscossione "Se nel 2007 l'attivita' di recupero aveva fatto rientrare 4,8 miliardi pari al 31% del totale, nel 2008 la percentuale e' scesa al 29% (5,6 miliardi) e al 28% nel primo semestre del 2009 a quota 3,7 miliardi". Data la difficoltà di arrivare al recupero effettivo del credito le società, che gestiscono decine di migliaia di pratiche al mese, debbono adoperarsi per risiuscire a stare sul mercato. Ciò che serve è efficienza e ciò significa che "piu' clienti si convincono a pagare senza andare a ricostruire la storia del credito e piu' si guadagna". Adnkronos porta come esempio il caso della societa' Esattoria Riscossioni Roma che fra le altre partite di crediti "ha acquisito quelli della multiutility (luce e acqua) Acea". Fin qui - scrive Adnkronos - "nulla di anomalo: e' l'art. 1260 del Codice civile a disporre che 'il creditore puo' trasferire a titolo oneroso o gratuito il suo credito, anche senza il consenso del debitore, purche' il credito non abbia carattere strettamente personale, o il trasferimento non sia vietato dalla legge'". Il problema, dunque è nel meccanismo che si innesca per portare a compimento il recupero del credito. In un caso - scrive Adnkronos - "oggetto della comunicazione inviata ad un cliente Acea e' una bolletta del novembre 2004 di 131,24 euro, che risulta non pagata. Poi, segue la dicitura 'essendo risultati vani i precedenti tentativi di definizione bonaria, la informiamo che si sta per promuovere azione giudiziaria'. Successivamente si comunica che 'previo ordine del Tribunale si procedera' all'asporto dei beni pignorati e della relativa vendita'. Infine, la richiesta effettiva. 'E' consentito sospendere l'insaturando procedimento giudiziario di pignoramento, con immediato versamento che dovra' essere effettuato senza ritardo, per l'importo pari a 323,91 euro'. L'importo della bolletta iniziale e' dunque praticamente triplicato e la minaccia del sequestro dei beni e' usato come deterrente. A prescindere da ogni verifica sul credito di partenza".
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