Il decreto legge 27 luglio 2005 n.144 convertito, con modificazioni dalla legge 31 luglio 2005, n. 155, nota anche come legge Pisanu, intitolata "Misure urgenti per il contrasto del terrorismo internazionale" è stato approvato in un clima di forti preoccupazioni per la sicurezza, a seguito di gravi episodi di criminalità organizzata oltre i confini del nostro Paese. All'art. 7 la legge citata prevede forti vincoli e formalismi che non hanno eguali in tutta l'Europa e perfino negli USA (anche dopo l'attentato alle torri gemelle dell'11 Settembre), sia in relazione alle procedure da seguire per aprire un sito pubblico di connessione senza fili, sia in relazione all'accesso del pubblico. Sotto quest'ultimo profilo, in particolare, le imprese private (ad esempio gli internet point o gli alberghi) e perfino i servizi pubblici che permettono agli utenti la connessione wi-fi sono tenuti a conservare una fotocopia o la scansione di un documento d'identità di chi naviga in rete, ad accertarsi dei programmi in uso dalle singole postazioni, a registrare le informazioni relative alla navigazione degli utenti e a vietare l'utilizzo della chat. All'avvicinarsi della scadenza di siffatto impianto normativo, fissata per il prossimo 31 dicembre, si moltiplicano da più parti gli stimoli ad abolire o mitigare i limiti al wi-fi. Numerosi politici, sia della minoranza che della maggioranza (da ultimo il Ministro Brunetta), continuano a fare annunci su un'imminente revisione della legge Pisanu, ma neppure il Consiglio dei Ministri dello scorso 22 ottobre è stata la volta buona, anche a causa delle resistenze manifestate dall'Onorevole Maroni che rileva possibili pericoli per la sicurezza nazionale.
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