Giovedì, il Consiglio di Sicurezza dell'Onu si riunirà per ridiscutere il testo sulla "No Fly Zone" in Libia e per approvare sanzioni contro il regime del Colonnello Gheddafi. Non si conosce ancora il testo definitivo sulle sanzioni, ma è facile prevedere che esso prevederà che non si potranno avere relazioni commerciali con la Libia, quindi, non si potrà acquistare o vendere alcunché con Tripoli. Se il testo, come ovvio, verrà approvato, ciò implicherà per noi l'impossibilità di acquistare petrolio e gas dalla Libia, senza incorrere in sanzioni. Ebbene, l'Eni mette in guardia dai rischi di una tale operazione, che essa è pronta ad eseguire, rimettendosi alle decisioni delle istituzioni. Il gas rappresenta per gli italiani quasi il 10% dell'approvvigionamento, quindi, meno gas significa meno offerta e prezzi più alti. A rimetterci, dunque, saranno i consumatori. Più complesso il discorso sul petrolio. Infatti, mentre per il gas è facile il blocco dell'import, in quanto esso ci giunge direttamente tramite il gasdotto, per il greggio sarà più difficile capire quale porzione di petrolio che consumiamo venga da Tripoli. Il greggio viene venduto in loco, ma poi raffinato altrove, per cui diventa complesso distinguere tra petrolio libico e quello di altri stati. Per avere un'idea delle cifre di cui parliamo, pensiamo che nei primi 10 mesi dell'anno abbiamo comprato petrolio dalla Libia per circa 6,4 miliardi di euro e gas per 1,7 miliardi.
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