Il nuovo Governo Renzi è venuto alla luce. Sciogliendo la riserva con cui aveva accettato l'incarico di formare l'Esecutivo, e dopo un incontro di tre ore con il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, l'ex Sindaco di Firenze ha presentato la sua nuova squadra: 16 ministri (otto donne e otto uomini), di cui tre tecnici assegnati ai dicasteri economici.
Il programma di Matteo Renzi, in materia di giustizia, prende il via dal rilancio del civile, considerato imprescindibile per la ripresa economica. Al nuovo ministro della Giustizia, toccherà in primis il compito di dirimere la questione del disegno di legge delega sulla giustizia civile, approvato dal governo Letta. L'iter in Parlamento deve ancora cominciare ma la richiesta di revoca del provvedimento è già sul tavolo. Dopo la manifestazione di Giovedì 20 maggio, in cui in 10 mila avvocati hanno fatto sentire la propria voce e, soprattutto, manifestato perplessità e malcontento, è stata proclamata una settimana intera di astesione dalle udienze, dal 17 al 22 marzo.
La proposta renziana prevede inoltre lo sfoltimento dell'arretrato, lo snellimento del processo, il rilancio del meccanismo di soluzione extragiudiziale nonché del processo di lavoro e il recupero del rapporto con gli avvocati, i nodi ancora aperti legati al taglio dei tribunali e alla nuova geografia giudiziaria e la questione sovraffollamento carceri - l'Italia dovrà mettersi in regola entro maggio, per evitare una pesante condanna da parte della Corte europea dei diritti dell'uomo ed essere costretta a pagare somme consistenti -.
Dopo le polemiche su eventuali scelte di tipo "tecnico", la patta bollente è toccata ad Andrea Orlando, nominato nuovo ministro della Giustizia (con tutti gli oneri e gli onori del caso), un politico che sembra piacer anche a destra. Lo stesso Alfano aveva insistito per un Guardiasigilli "giustizialista ma garantista", proponendo la candidatura di Orlando.
Nato a La Spezia nel 1969, Orlando ha mosso giovanissimo i primi passi in politica. Nel 1989 è stato segretario provinciale della Fgci (Federazione giovanile comunista) ed eletto, l'anno seguente, nel consiglio comunale della Spezia con il Pci, prima dello scioglimento, e con il Pds poi.
Nel 2000 è entrato a far parte della segreteria regionale come responsabile degli Enti locali dei Ds e nel 2003 è stato chiamato alla Direzione nazionale del partito da Piero Fassino, ricoprendo il ruolo di viceresponsabile dell'Organizzazione prima, e di responsabile degli Enti locali poi. Nel 2006, come responsabile dell'organizzazione, entra a far parte della segreteria nazionale del partito.
In occasione delle Elezioni politiche del 9 e 10 aprile 2006, Orlando viene eletto nelle liste dell'Ulivo nella X circoscrizione (Liguria) e dopo lo scioglimento dei DS, nel Congresso dell'aprile del 2007, confluisce nel Partito democratico, diventando il responsabile dell'organizzazione.
Nel 2008 viene nominato portavoce del Pd da Walter Veltroni e, successivamente, da Dario Franceschini. Componente delle commissioni Bilancio e Antimafia, nel novembre del 2009, viene nominato presidente del Forum giustizia del Partito da Pier Luigi Bersani, neoeletto segretario nazionale del Pd. Nel 2010, con il governo Berlusconi, lancia una proposta di riforma della giustizia "condivisa". Dopo aver guidato il dicastero dell'Ambiente nel governo Letta, la sua nomina a Guardiasigilli sembra trovare consensi tra magistrati e avvocati.
L'insediamento di Orlando non inizia sotto la migliore stella, con le contestazioni e le proteste dell'avvocatura, ma auspichiamo che il politico "dialogante", sappia quantomeno sciogliere alcuni nodi chiave e risolvere qualche "grana".