- La situazione
- L'obiettivo della proposta
- I legittimi interrogativi
- Risorse economiche e regole chiare
- L'auspicio della svolta
La situazione
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Se prima i disastri climatici, i dissesti idrogeologici, i terremoti e le eruzioni vulcaniche assumevano le sembianze di fenomeni improvvisi, inaspettati e difficili da presagire, ora si è fatta strada la consapevolezza che tali eventi non sono più così imprevedibili e che va dunque posto rimedio all'intero impianto normativo del sistema. Senza contare che lo Stato, perennemente in affanno nel far quadrare i conti pubblici, non riesce a garantire immediatezza, e dunque certezza di risultato, a coloro i quali, colpiti così duramente dalle catastrofi naturali, rimangono sempre fisiologicamente costretti ad attendere tempi biblici per riuscire a riutilizzare i propri beni. Sono questi i temi cruciali dai quali è scaturita l'iniziativa legislativa, che ha peraltro registrato il consenso di qualificati esponenti rappresentativi dei consumatori, delle assicurazioni private e degli amministratori condominiali, intervenuti proprio di recente presso la Camera dei Deputati per ascoltare la proposta dell'On.le Rostan. Come sottolineato dalla parlamentare, è giunto il tempo di individuare un sistema di garanzie e di coperture assicurative che tuteli il patrimonio abitativo degli italiani per i danni causati da calamità naturali e da eventi catastrofici, attraverso l'istituzione di un Programma nazionale, così come previsto dalla proposta di legge.
L'obiettivo della proposta
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In sostanza, l'iniziativa è finalizzata ad avviare nuove forma di tutela e la costituzione di un fondo di garanzia obbligatorio per gli interventi sul patrimonio edilizio privato colpito da gravi cause naturali, rimodulando le onerose incombenze statali che, negli anni, non hanno propriamente offerto risultati brillanti. Ritardi nell'erogazione, problemi burocratici e di coperture, difficoltà nella determinazione del costo degli interventi e nella loro ripartizione temporale, sono solo alcune delle criticità riscontrate da un sistema oltremodo centralizzato, che impone perciò una importante svolta, anche di tipo culturale, sulle politiche risarcitorie. L'idea, dunque, è quella di obbligare i privati ad assicurare i loro beni per garantire il valore dei patrimoni personali, e liberare così lo Stato da esborsi a pioggia troppo spesso inefficaci per la risoluzione delle vicende catastrofali.
I legittimi interrogativi
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Che il tutto si tramuti nell'ennesimo balzello a danno dei contribuenti e a favore delle compagnie assicurative? In un paese ove la propensione all'acquisto della casa - o comunque all'investimento nel mattone - ha indici di gradimento molto alti, si è già provveduto a sovraccaricare oltre misura i costi di mantenimento degli immobili, come è purtroppo confermato dal protrarsi della crisi dell'edilizia e dalla stagnazione dei valori delle compravendite. Non vi è inoltre certezza, da parte dei consumatori, che lo Stato provveda effettivamente a utilizzare le somme risparmiate per ridurre il carico fiscale gravante sugli immobili e a programmare, al contempo, iniziative mirate all'ammodernamento dell'edilizia pubblica e alla prevenzione delle calamità sul territorio nazionale. Va detto, ancora, che non è maturata - ad oggi - una coscienza popolare sulla protezione dei patrimoni, atteso che finanche le norme di riforma del condominio (legge 220/12) hanno sottovalutato, e non previsto, l'importanza di decretare obblighi assicurativi a tutela non solo dei proprietari, ma anche e soprattutto degli stessi amministratori.
Risorse economiche e regole chiare
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Ben venga, dunque, l'istituzione di un tavolo permanente di programmazione e confronto in grado di accompagnare il percorso legislativo con l'apporto di tutte le parti sociali interessate e rendere note, auspicabili e credibili, le importanti peculiarità dell'obiettivo dichiarato dai promotori di questo importante cambiamento di rotta. E' chiaro, anzitutto, che le risorse risparmiate dallo Stato dovrebbero a questo punto essere utilizzate solo per l'ammodernamento dell'edilizia pubblica e per alleggerire il peso fiscale che incombe sul patrimonio immobiliare privato, da ormai troppi anni al centro di una crisi minacciosa che ha compromesso gravemente l'intero comparto. E' altrettanto ovvio che le imprese di assicurazione, nell'affacciarsi alla conquista di un nuovo e allettante mercato, dovranno necessariamente accettare criteri concorrenziali di settore non disgiunti da regole ferree, dettate dall'assoluta necessità di stabilire e far rispettare patti chiari e costi calmierati a tutela dei contraenti.
L'auspicio della svolta
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Se tutto ciò si rivelasse possibile, sarebbe davvero una svolta epocale in grado di recuperare, soprattutto in termini di qualità delle procedure e di riduzione di estenuanti attese, l'imbarazzante ritardo che l'Italia sconta rispetto agli altri paesi europei, i quali sono molto avanti a noi sia in termini culturali che prettamente operativi. Lo Stato avrebbe soldi da destinare alla riduzione di tasse diventate oltremodo perniciose per il settore immobiliare, le Compagnie farebbero la differenza quanto a qualità, certezza e continuità nella gestione degli eventi, e gli amministratori condominiali potrebbero tirare un sospiro di sollievo in relazione alle loro enormi responsabilità gestionali. La parola, dunque, alle associazioni di categoria e agli specialisti della materia. Con l'augurio che si possa effettivamente programmare, normare e attivare un sistema nuovo, snello ed efficace, alimentando - pur in circostanze sfavorevoli e ingrate, un circolo virtuoso degno di uno Stato moderno e rispettoso dei suoi cittadini.
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