di Lucia Izzo - La cannabis light potrà essere venduta in Italia. È l'effetto di un recente emendamento alla manovra 2020 approvato dalla Commissione Bilancio al Senato (su proposta dei senatori Mollame, Mantero. Sbrollini, De Petris, Cirinnà e Nugnes) che fa chiarezza su un tema delicato che ha portato molti a chiedere una riforma.
- Mollame: regolamentato un importante comparto della produzione agricola
- L'orientamento rigoroso delle Sezioni Unite
- Ok alla vendita di cannabis light se Thc inferiore a 0,5%
- Le reazioni
Mollame: regolamentato un importante comparto della produzione agricola
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Il senatore M5S Mollame, primo firmatario dell'emendamento, ha commentato: "Con questa norma andiamo a regolamentare un comparto della produzione agricola caratterizzato da poca chiarezza dovuta ad incertezze normative e giurisprudenziali".
"La cannabis sativa è una pianta dalle qualità straordinarie, da cui si ricavano tessuti, corde, tele per le vele, ma anche farina e olio", ha aggiunto, evidenziando come "incentivare questo mercato porterà non solo ad un percorso virtuoso di green economy ma darà anche uno slancio all'economia di settore. In Italia ci sono circa 3 mila aziende per un totale di 10 mila dipendenti, in un settore in continua e forte crescita, anche per la richiesta a livello internazionale del cannabidiolo usato nella cosmetica e in farmaceutica".
L'orientamento rigoroso delle Sezioni Unite
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La riforma è stata sentita come una vera e propria necessità, stante l'incerta situazione vigente sinora in Italia che ha esposto coloro che commercializzano cannabis light a non pochi rischi a causa della quantità di principio attivo THC presente nella sostanza. Nei confronti dei venditori sono scattati non solo sequestri da parte delle Forze dell'Ordine, ma anche procedimenti penali.
Recentemente, le Sezioni Unite di Cassazione, nella sentenza n. 30475/2019, sono intervenute per comporre un contrasto giurisprudenziale venutosi a creare, aderendo all'orientamento più rigoroso, con un provvedimento che ha messo a rischio il settore commerciale consolidatosi negli ultimi anni.
Le Sezioni Unite hanno infatti qualificato espressamente come reato, ai sensi dell'art 73 del d.P.R. n. 309/1990, la commercializzazione al pubblico dei derivati della coltivazione di cannabis sativa (foglie, inflorescenze, olio, resina, ecc.) anche in presenza di un contenuto di THC inferiore allo 0,6, a meno che questi non siano in concreto privi di effetto stupefacente o psicotropo.
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La stessa pronuncia ha invitato il legislatore, nell'esercizio della propria discrezionalità e compiendo mirate scelte valoriali di politica legislativa, a intervenire per delineare una regolamentazione del settore che involge la commercializzazione dei derivati della cannabis sativa L, nel rispetto dei principi costituzionali e convenzionali.
Ok alla vendita di cannabis light se Thc inferiore a 0,5%
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E l'emendamento va proprio a colmare il vuoto legislativo che ha creato tante incertezze e preoccupazioni. In caso di definitiva approvazione, dal 1° gennaio 2020 tutte le parti della canapa potrebbero essere "vendute" (parola espressamente inserita nella legge) ma la liceità delle operazioni viene puntualmente perimetrata.
La "vendita" di tutte le parti della pianta in forma essiccata, fresca, trinciata o pellettizata a fini industriali, commerciali ed energetici, viene legalizzata purché il contenuto di Thc nella biomassa non sia superiore allo 0,5% (oltre la quale scatterà la definizione di stupefacente).
E sempre entro i medesimo limite di principio attivo, quanto previsto dalla legge 242/2016 si estende altresì alla coltivazione e alla trasformazione di qualsiasi parte della pianta, compresi i fiori, le foglie, le radici e le resine. Infine, si introduce un'apposita tassazione pari a 0,4 euro per grammo sul prodotto finito.
Le reazioni
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"Dopo due anni e mezzo di lotta pare arrivi il riconoscimento della bontà delle nostre motivazioni. Abbiamo smascherato la follia del proibizionismo, creato dal nulla una filiera agricola e commerciale non immaginabili solo due anni fa, siamo riusciti a far correggere la legge sulla canapa e sugli stupefacenti negli aspetti più controversi" ha dichiarato Luca Marola, fondatore di Easyjoint, prima società ad aver messo in vendita la canapa "light".
Maurizio Gasparri di Forza Italia parla, invece, di un "un pericolosissimo subemendamento dei 5Stelle che fa fare passi avanti alle politiche di apertura alle droghe. Con il pretesto di regolamentare la produzione industriale di canapa si favorisce la commercializzazione dei fiori e si modifica il testo unico per gli stupefacenti facilitando la vendita di prodotti a basso contenuto di tetraidrocannabinolo".
Esulta invece Coldiretti: "È importante fare chiarezza per tutelare i cittadini senza compromettere le opportunità di sviluppo del settore con centinaia di aziende agricole che hanno investito nella cannabis e con i terreni coltivati in Italia che nel giro di cinque anni sono aumentati di dieci volte dai 400 ettari del 2013 ai quasi 4mila stimati per il 2018".
La federazione rappresentante dell'agricoltura italiana stima un giro d'affari potenziale di oltre 40 milioni di euro che, stante il coinvolgimento di centinaia di aziende agricole, potrà avere un rilevante impatto occupazionale per effetto del coinvolgimento di centinaia di aziende agricole.
La coltivazione della cannabis in Italia, infatti, non riguarda il solo fumo, ma produzioni innovative che vanno dalla ricotta agli eco-mattoni isolanti, dall'olio antinfiammatorio alle bioplastiche, senza dimenticare l'uso cosmetico e alimentare.
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