Adeguamento pensioni dal 2023
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La rivalutazione dell'assegno pensionistico, in programma dal 1° gennaio 2022, dovrebbe essere spostata ancora in avanti e tornare a pieno regime dal 1° gennaio 2023. Così almeno sembra dalla bozza della nuova legge di bilancio, dove si legge che: "Nell'Articolo 1, comma 477, della Legge 27 dicembre 2019 n. 160 le parole: 'per il periodo 2020-2021' sono sostituite dalle seguenti: 'per il periodo 2020-2022' e al comma 478, le parole: 'dal 1° gennaio 2022' sono sostituite dalle seguenti: 'dal 1° gennaio 2023'".
Meno potere d'acquisto per i pensionati
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In sostanza, la manovra non fa altro che ritardare di un ulteriore anno il ritorno del sistema di rivalutazione che vigeva nel nostro ordinamento prima che, di fatto, i molteplici blocchi disposti a partire dal 2011 lo annullassero.
A subire le conseguenze di questo nuovo differimento sono i pensionati, che vedranno ridotto ancora per due anni (un anno in più rispetto a quello che pensavano) il loro potere d'acquisto.
Le proteste dei sindacati
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Le proteste dei sindacati non sono tardate ad arrivare.
Per la CGIL si tratta di "un errore e una profonda ingiustizia, resa ancor più insopportabile perché fatta di nascosto e senza passare da alcun confronto con i Sindacati che rappresentano milioni di pensionati".
La CISL e la FNP CISL rincarano la dose, affermando che "Ancora una volta il Governo
non mantiene le promesse assunte con l'accordo con le Organizzazioni sindacali del 2017 di procedere alla rivalutazione delle pensioni e, addirittura, differisce al 2023 il meccanismo di perequazione più equo e proporzionale previsto dalla legge n. 230/2000". La nota congiunta prosegue con la richiesta di restituire "fin dal 2021 ai pensionati il diritto ad una equa rivalutazione dei trattamenti previdenziali particolarmente sollecitati dall'andamento congiunturale per effetto della pandemia in corso".Leggi anche Manovra 2021: tutte le misure
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