101 milioni di dosi di vaccino entro il 2021
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Saranno più di 101 milioni le dosi di vaccino anti-Covid di cui l'Italia dovrebbe disporre entro la fine del 2021, sul totale di 226,1 milioni opzionate per il nostro Paese, in base agli accordi di acquisto sottoscritti dalla Commissione Europea. Sono le cifre contenute nel decreto del ministro Speranza pubblicato oggi sul sito del ministero, in cui si adotta il piano nazionale vaccini e si aggiornano le quantità e i tempi di consegna delle dosi.
Nello specifico, dalle tabelle risulta che entro fine anno saranno disponibili: 40,1 mln dosi AstraZeneca - al netto dei ritardi nelle consegne - 40,5 mln di Pfizer/BioNtech e 21,2 mln di Moderna.
Nel provvedimento, vengono riviste quindi le iniziali previsioni delle forniture di vaccini Pfizer (13,28 mln di dosi in più nei quattro trimestri del 2021) e Moderna (altri 10,62 mln).
Tempistiche e cifre che, si legge nel decreto, "potranno essere soggette a variazioni in
funzione dei processi di autorizzazione e assegnazione delle dosi".
Campagna vaccinale
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Il provvedimento definisce quindi i singoli aspetti della campagna vaccinale: dall'ordine di priorità nella vaccinazione delle diverse categorie di popolazione alla logistica, l'approvvigionamento lo stoccaggio e il trasporto dei vaccini, fino all'organizzazione dei punti vaccinali, delle sedute e degli operatori sanitari chiamati a vaccinare. E rammenta che "per la realizzazione delle attività del piano si sta predisponendo un sistema informativo efficiente ed interfacciabile con i diversi sistemi regionali e nazionali".
Vaccinovigilanza
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Spazio anche alla vaccinovigilanza e sorveglianza immunologica, oltre all'aspetto della comunicazione che in una prima fase riguarderà gli operatori sanitari "in quanto primi beneficiari del vaccino e a loro volta esecutori materiali della vaccinazione", poi la popolazione e le diverse categorie da vaccinare. L'ultima parte de provvedimento, infine, è dedicata alla "valutazione dell'impatto epidemiologico" e ai "modelli di valutazione economica" che - secondo il decreto - devono essere improntati ai due criteri base dettati dall'OMS, ovvero: l'utilizzo razionale delle risorse e l'equità.
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