Penalisti in sciopero
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L'Unione delle Camere penali italiane proclama tre giorni di sciopero dalle udienze. Secondo le vigenti regole di autoregolamentazione e nel rispetto delle pronunce della Corte Costituzionale - si legge sul sito - ed in attesa di una certa e più consolidata loro interpretazione con esclusione dei processi contro imputati detenuti in custodia cautelare, l'astensione dalle udienze e da ogni attività giudiziaria nel settore penale per i giorni 29, 30, 31 marzo 2021.
L'emergenza legata al portale telematico
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Nella lettera inviata alla ministra della Giustizia Marta Cartabia, i penalisti chiariscono che, alle problematiche legate all'emergenza sanitaria si aggiungono anche quelle relative al. "portale del penale". «È evidente e da tutti condiviso che nel tempo l'attività tecnica della difesa penale si potrà e dovrà appoggiare a tutte le possibili forme di digitalizzazione: depositi via pec, accreditamento e accesso ai portali anche per la consultazione dei fascicoli processuali, facilitazioni delle interlocuzioni con Pubblici Ministeri e Giudici, notifiche e così via. Ma questa non è certo la situazione dell'oggi». Il perché è subito spiegato: «Il portale ufficializzato è solo quello delle Procure della Repubblica. Il sistema nasce già obsoleto, ma soprattutto presenta continui guasti e inconvenienti tecnici, che ne impediscono il funzionamento: i difensori non possono accreditarsi e ciò mette a repentaglio il rispetto dei termini processuali, i Pubblici Ministeri non hanno tempestiva contezza delle iniziative della difesa. Il deposito nel portale non è corredato da idonea certificazione comprovante l'esito positivo delle operazioni. Spesso, intervenuto il deposito della nomina, è comunque impossibile accedere al fascicolo.
Penalisti e proteste già in atto
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L'Unione delle camere chiarisce inoltre che già singoli difensori nei diversi procedimenti e le Camere penali territoriali «hanno assunto iniziative di protesta e segnalato ai capi degli Uffici di procura la impossibilità pratica di esercitare le prerogative collegate alla fase procedimentale».
Su questo pesano «le prese di posizione dei Procuratori, che hanno agito a macchia di leopardo: in alcuni casi si è negata l'esistenza del problema, in altri si è attribuito il cattivo funzionamento del meccanismo alla incapacità tecnica degli avvocati.
In alcune sedi si è giunti ad autorizzare anche le forme di deposito tradizionale, salvo paventare il concreto rischio di future declaratorie di inammissibilità. L'impossibilità di accedere anche alle modalità tradizionali di deposito e accesso ai fascicoli, in presenza di un evidente malfunzionamento dei portali, sta determinando una grave lesione dei diritti dei cittadini sottoposti a procedimento penale e delle persone offese che non vedono garantita la loro rappresentanza e la loro difesa tecnica». Considerata dunque la «perdurante mancanza di una iniziativa diretta del Governo che consenta di realizzare da subito il doppio regime, la Giunta dell'Unione delle Camere Penali Italiane».