- Da metà maggio in Italia viaggi "liberi"
- Green pass europeo da giugno
- Privacy, il Garante emana un "avvertimento"
Da metà maggio in Italia viaggi "liberi"
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L'obiettivo è tonare a muoversi, nel Paese e fuori, evitando ulteriori contagi e con la massima sicurezza. In Italia si potrà tornare a viaggiare grazie ad un "pass verde nazionale", in attesa che entri in vigore il green pass europeo previsto per la metà di giugno. Ad annunciarlo è stato il premier Draghi. Il pass sarà operativo dal 15 maggio, giorno in cui giorno scadrà l'ordinanza del ministro della Salute Roberto Speranza che impone 5 giorni di quarantena per chi entra in Italia da un Paese dell'Ue e 14 per chi proviene dagli altri Paesi. Sarà possibile circolare liberamente se in possesso della carta verde che attesterà l'avvenuta vaccinazione (con uno dei vaccini attualmente ammessi dall'Ema: Pfizer, Moderma, AstraZeneca e Johnson & Johnosn), l'effettuazione di un tampone negativo effettuato nelle 48 ore precedenti o l'avvenuta guarigione dal Covid da non più di sei mesi. Stesse modalità previste per gli spostamenti tra regioni previste dal decreto entrato in vigore il 26 aprile. Il pass si concretizzerà in una semplice certificazione rilasciata dalle autorità sanitarie di riferimento che attesti l'esistenza di una delle tre condizioni. La certificazione sarà anche necessaria per partecipare gli eventi sportivi o agli spettacoli nei quali sono previsti numeri rilevanti di spettatori enei quali non può essere garantito il distanziamento.
Green pass europeo da giugno
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Da metà giugno, e con lo stesso obiettivo, viaggiare liberamente, arriverà il pass europeo (vedi anche Green pass covid europeo: cos'è e come funziona
). Il Green Pass, o Certificato verde digitale è un documento sanitario comune a tutti gli Stati membri che funzionerà tramite app e servirà a dimostrare che la persona che viaggia è stata vaccinata contro il Covid-19, che ha fatto il tampone con esito negativo o che ha contratto il virus ed è guarita. Il Parlamento europeo è al lavoro per risolvere le criticità: primo fra tutti quello della privacy. a ciò si somma la richiesta di test gratuiti per evitare discriminazione e di estendere il pass anche a Paesi extra Ue come ad esempio Israele o Svizzera. Resta il fatto che i singoli Paesi potranno imporre comunque la quarantena a chi arriva nonostante il pass verde. L'Ue richiede solo che si tratti di misure proporzionate e non discriminatorie perché la sanità è materia di competenza dei singoli Stati.
Privacy, il Garante emana un "avvertimento"
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Per il Garante alla privacy il Decreto riaperture" contiene gravi criticità relative ai "pass vaccinali" e per questo ha inviato al Governo un avvertimento formale. Secondo l'Autorità le "certificazioni verdi", i cosiddetti pass vaccinali, presentano criticità tali da inficiare, se non opportunamente modificata, la validità e il funzionamento del sistema previsto per la riapertura degli spostamenti durante la pandemia. Serve invece un intervento urgente a tutela dei diritti e delle libertà delle persone.
In primis, per il Garante il decreto «non garantisce una base normativa idonea per l'introduzione e l'utilizzo dei certificati verdi su scala nazionale, ed è gravemente incompleto in materia di protezione dei dati, privo di una valutazione dei possibili rischi su larga scala per i diritti e le libertà personali».
Il contrasto sarebbe soprattutto con quanto previsto dal Regolamento europeo in materia di protezione dei dati personali, poiché non vengono definite specificatamente le finalità per il trattamento dei dati sulla salute degli italiani, lasciando spazio a molteplici e imprevedibili utilizzi futuri, in potenziale disallineamento anche con analoghe iniziative europee. Manca l'indicazione di chi è il titolare del trattamento dei dati, in violazione del principio di trasparenza, rendendo così difficile se non impossibile l'esercizio dei diritti degli interessati. Ancora è previsto un utilizzo eccessivo di dati sui certificati da esibire in caso di controllo, in violazione del principio di minimizzazione. Per garantire, ad esempio, la validità temporale della certificazione, sarebbe stato sufficiente prevedere un modulo che riportasse la sola data di scadenza del green pass, invece che utilizzare modelli differenti per chi si è precedentemente ammalato di Covid o ha effettuato la vaccinazione. Il sistema attualmente proposto, soprattutto nella fase transitoria, rischia, tra l'altro, di contenere dati inesatti o non aggiornati con gravi effetti sulla libertà di spostamento individuale. Non sono infine previsti tempi di conservazione dei dati né misure adeguate per garantire la loro integrità e riservatezza. In chiusura si evidenzia che le gravi criticità rilevate si sarebbero potute risolvere preventivamente e in tempi rapidissimi se, come previsto dalla normativa europea e italiana, i soggetti coinvolti nella definizione del decreto legge avessero avviato la necessaria interlocuzione con l'Autorità, richiedendo il previsto parere, senza rinviare a successivi approfondimenti.
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