Per la Ministra della Giustizia Marta Cartabia, entro fine 2021 andranno approvate le leggi di delegazione per riformare processo civile e penale e CSM. In gioco ci sono i fondi europei

Giustizia: entro l'autunno le prime riforme

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Si stringono i tempi per quanto riguarda la riforma della Giustizia. Entro la fine del 2021, in particolare prima della sessione di bilancio, dovranno essere approvate le leggi di delegazione per la riforma del processo civile, per la riforma del processo penale e per la riforma del CSM, ciò al fine di rispettare gli impegni presi con la Commissione europea.


È questo l'obiettivo ribadito dalla Ministra della Giustizia, Marta Cartabia, che si è pronunciata in relazione alla "road map" in occasione dell'incontro tra la commissione ministeriale, che ha lavorato alla riforma del processo penale, e i capigruppo di maggioranza della Commissione giustizia della Camera.


Preso atto dell'impresa "titanica" che attende il nostro paese, la Guardasigilli ha richiamato tutti alla responsabilità (Governo, forze politiche, procuratori, giudici, avvocati) invitando a mettere da parte il vedersi come "avversari", prediligendo invece la strada del confronto: l'obiettivo è "un'impresa corale che richiede la condivisione. Siamo compagni di strada e dobbiamo farcela, non solo per la Giustizia, ma per il nostro paese e per le nuove generazioni" ha scandito la Ministra.

In gioco i fondi del Recovery Plan

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In gioco ci sono i fondi europei, spiega la Ministra, non solo i 2,7 miliardi del PNRR destinati alla giustizia, bensì tutti i 191 miliardi che serviranno alla rinascita economica e sociale italiana. Ciò in quanto, ha ribadito Cartabia, la Commissione Europea ha imposto al Governo italiano alcune condizioni per ottenere i fondi Next generation EU. Per quanto riguarda la giustizia, in 5 anni ci viene chiesto di ridurre del 40% la durata dei processi civili e del 25% della durata dei giudizi penali.


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Si tratta, dunque, di un impegno prima di tutto con l'UE, indubbiamente ambizioso, ma al tempo stesso vincolante per poter beneficiare delle risorse messe a disposizione per l'Italia: "Se non approveremo queste tre importanti leggi entro la fine dell'anno, mancheremo a un impegno assunto con la Commissione per ottenere le risorse europee".


"Chi si sottrae al cambiamento - ha precisato durate l'incontro - si dovrà assumere la responsabilità di mancare un'occasione così decisiva per tutti".

Processo penale: ridurre i tempi e intervenire sulla prescrizione

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Al centro delle riforme che si stanno intraprendendo, come rammentato da Marta Cartabia, vi è prima di tutto il "fattore tempo", da sempre fonte di preoccupazione non solo nel nostro paese, ma anche nelle sedi europee.


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Per quanto riguarda il penale, la Ministra ha chiarito che "l'eccessiva durata dei processi determina due distinti ordini di disfunzioni, che costituiscono allo stesso tempo violazione di principi costituzionali ed europei: il primo è l'eccessivo numero di processi che si concludono con la prescrizione e il secondo è quello della violazione del fondamentale diritto alla ragionevole durata del processo da parte degli imputati".


Più volte gli organi internazionali di monitoraggio hanno rimproverato all'Italia l'eccessivo numero di processi conclusisi con la prescrizione, e con "la prescrizione dovuta a processi eccessivamente protratti del tempo, la domanda di giustizia delle vittime rimane frustrata e lo Stato manca al suo compito di assicurare l'amministrazione della giustizia".

Preoccupante è anche la lesione al diritto alla ragionevole durata del processo da parte degli imputati, garantito dalla Costituzione (artt. 24 e 111 Cost), oltre che dalla CEDU, e che affonda le sue radici nell'esigenza di assicurare il rispetto effettivo della presunzione di innocenza.

"Se è vero che per il nostro ordinamento l'imputato non può essere considerato colpevole fino alla condanna definitiva, è altrettanto vero che, sul piano dell'effettività, con l'apertura di un processo penale, specie se il fatto è reso pubblico nel circuito mediatico, l'imputato è esposto a un giudizio, o meglio a un pregiudizio di colpevolezza sociale, che può avere gravi ripercussioni sulla reputazione sulle relazioni personali e sociali sull'attività economica e su molti altri aspetti della vita della persona" ha sottolineato la Ministra Cartabia.

Sono queste, dunque, le premesse dalle quali ha preso le mosse il progetto di riforma su cui ha lavorato la Commissione ministeriale, presieduta dal presidente emerito della Corte Costituzionale, Giorgio Lattanzi e illustrato ai capigruppo di maggioranza della Commissione Giustizia della Camera. Nei prossimi giorni saranno poi messe a punto le proposte di emendamento.

Processo civile: la Commissione Luiso al lavoro

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Quanto al processo civile, nei giorni scorsi si è tenuto anche un incontro, organizzato dal Ministero della Giustizia, volto a illustrare i risultati dei lavori della Commissione nominata dalla Ministra Cartabia.

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Ad illustrare i principali interventi in relazione al disegno di legge AS 1662 ha provveduto l'Avv. Prof. Luiso che presiede la squadra di esperti chiamati a elaborare proposte di intervento in materia di processo civile e di strumenti allo stesso alternativi anche alla luce delle richieste provenienti dall'Unione Europea e delle risoluzioni adottate dal Parlamento in relazione alla definizione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR). Come si legge sul sito dell'ANF (Associazione Nazionale Forense) le proposte riguardano molti dei punti sottolineati all'interno del PNRR.

Ad esempio, emerge l'idea di stabilizzare alcune delle misure emergenziali, consentendo al giudice di tenere l'udienza da remoto o cartolare, ma con una "valvola di sicurezza" ovvero consentendo alla parte di fronte a tale decisione di chiedere al giudice la trattazione orale e si tratterebbe di richiesta vincolante.

In appello si mira all'eliminazione del "filtro" e in Cassazione si introdurrebbe il "rinvio pregiudiziale" per le questioni complesse e/o nuove senza precedenti pronunce in Cassazione. Per quanto riguarda il rito del lavoro, si avanza verso l'eliminazione del rito Fornero (peraltro già limitato) le cui finalità verrebbero raggiunte attraverso altre strade.



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