- Equo compenso, serve maggior tutela
- Avvocati: i casi di mancata tutela
- Equo compenso, cosa prevedono i ddl
Equo compenso, serve maggior tutela
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Si torna a parlare di equo compenso per i professionisti. L'occasione è il dibattito parlamentare con l'audizione alla Commissione giustizia della Camera dei commercialisti e degli avvocati in occasione dell'avvio dell'esame di tre proposte di legge, presentate rispettivamente, in qualità di primi firmatari, da Giorgia Meloni di FdI (C. 301), Andrea Mandelli di FI (C. 1979) e Jacopo Morrone della Lega (C. 2192).
L'obiettivo comune è quello di estendere la platea dei committenti tenuti a rispettare l'equo compenso che per ora riguarda i cosiddetti clienti "forti" come le grandi imprese, le banche, le assicurazioni e la pubblica amministrazione. La normativa in vigore, infatti, non basta a garantire una reale e concreta tutela dell'equità del compenso professionale.
Avvocati: i casi di mancata tutela
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Nonostante per legge la pubblica amministrazione dovrebbe riconoscere un equo compenso in alcuni casi non lo ha fatto. La denuncia arriva dagli avvocati auditi: basti pensare al bando del ministero dell'Economia e delle finanze del 2019, in cui si richiedeva "un'esperienza accademica e professionale", senza prevedere remunerazione per i professionisti. Un altro caso invece viene segnalato anche dai commercialisti, ricordando la pronuncia del Tar di Ancona, n. 761 del 9 dicembre 2019.
Equo compenso, cosa prevedono i ddl
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Il disegno Meloni propone di reintrodurre l'equo compenso per tutte le categorie di professionisti, inserendo nel codice civile disposizioni analoghe a quelle già inserite nell'ordinamento forense, in particolare aggiungendo due commi all'articolo 2233 del codice civile. Il ddl 2192 Morrone disciplina i rapporti professionali regolati da convenzioni aventi ad oggetto lo svolgimento, anche in forma associata o societaria, di attività professionali in favore di banche, assicurazioni e grandi imprese ed elenca le clausole che definisce vessatorie. Propone infine che la pubblica amministrazione, in relazione alle prestazioni rese dai professionisti, debba applicare le disposizioni in materia di equo compenso ma prevedendo che i compensi siano ridotti della metà.
Il ddl 1979 Mandelli fornisce una definizione univoca di equo compenso, chiarisce che l'equo compenso si riferisce a qualsiasi rapporto professionale avente ad oggetto le prestazioni di un avvocato e di qualsiasi altro professionista, a prescindere dall'utilizzo di vere e proprie convenzioni, predisposte unilateralmente o no, e amplia la platea dei soggetti tenuti al rispetto della normativa.
La proposta di legge ribadisce l'integrale soggezione alla disciplina anche da parte della pubblica amministrazione e dispone che la disciplina dell'equo compenso si applichi anche ai rapporti instaurati prima dell'entrata in vigore della normativa, purché ancora in corso di esecuzione.
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