- Antitrust, le maxi multe a gennaio 2020
- Compagnie telefoniche, fatturazione a 28 giorni, la decisione del Tar Lazio
- Compagnie telefoniche, fatturazione a 28 giorni, i profili di illogicità
- Ricorso al Consiglio di Stato e caos rimborsi
Antitrust, le maxi multe a gennaio 2020
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Annullate le pesanti multe inflitte, nel gennaio 2020, dall'Autorità Garante per la concorrenza e per il mercato a Fastweb, Tim, Vodafone e WindTre per il ritorno alla fatturazione mensile. a pensarci è stato il Tar del Lazio. L'Antitrust aveva multato gli operatori responsabili di aver istituito «un'intesa segreta, unica, complessa e continuata, restrittiva della concorrenza». Era il 2015 quando il periodo di rinnovo delle offerte ricaricabili per la telefonia mobile viene portato da cadenza mensile a 28 giorni ad agosto 2015 da Tim, a novembre 2015 da Wind, a marzo 2016 da Vodafone e ad aprile 2017 da Fastweb. Il primo intervento di Agcom è del marzo 2017 con la delibera 121 che determina l'obbligatorietà della fatturazione mensile per i servizi sul fisso e ibridi (salvo il mobile).
Novanta giorni per mettersi in regola, senza alcun risultato. Il caso procede mentre la legge 172/2017 ha obbligato alla fatturazione su base mensile - a partire da aprile 2018 - nelle tlc, ma anche per le pay tv. E il Consiglio di Stato di luglio 2019 ha chiuso il capitolo rimborsi, a favore dei consumatori, prevedendo meccanismi di restituzione automatica, senza necessità di avanzare richieste. e così arriva la sanzione dell'Autorità: ben 228 milioni da pagare per le compagnie coinvolte.
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Compagnie telefoniche, fatturazione a 28 giorni, la decisione del Tar Lazio
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Il Tar, con 4 sentenze, non solo ha rigettato la conclusione a cui era giunta l'Autorità, respingendo l'idea del cartello tra i quattro operatori; ma a ciò si aggiungono i rilevati profili di irregolarità procedurali dell'Agcm, che avrebbero, quindi, portato a conclusioni ingiustificabili. Da qui l'annullamento delle multe.
Secondo i quattro operatori che avevano presentato ricorso al giudice amministrativo la sanzione economica decisa dall'AGCM era sproporzionata; i contatti intrattenuti fra gli operatori non erano finalizzati a creare un cartello. Ed ancora l'Autorità non avrebbe adeguatamente considerato il parere dell'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCom) né quello delle parti coinvolte. Ragioni che il Tar, nel prendere la decisione, ha ritenuto fondate.
Compagnie telefoniche, fatturazione a 28 giorni, i profili di illogicità
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Secondo la decisione del Tar: «La delibera impugnata presenta un primo profilo di illogicità e di evidente difetto di istruttoria laddove desume e valorizza la asserita segretezza dall'intesa esclusivamente sulla base di un documento» che è «del tutto inutilizzabile, essendo esterno al perimetro temporale di svolgimento della presunta pratica concordata, così come definito dalla stessa Autorità: di talché la segretezza dell'intesa risulta del tutto indimostrata».
Secondo il giudice amministrativo i fatti «al più, deporrebbero per l'individuazione di una pratica scorretta ai sensi del Codice del Consumo, i cui effetti lesivi si manifestano a danno dei consumatori ma che non sono idonee a sostenere l'esistenza di una pratica concordata fra gli operatori per mantenere fermo l'aumento al preciso scopo di evitare la fuoriuscita di clienti verso la concorrenza».
Ricorso al Consiglio di Stato e caos rimborsi
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L'Autorità valuta ora il ricorso al Consiglio di Stato con il sostegno delle associazioni dei consumatori che reagiscono duramente alla notizia della sentenza.
Secondo Assoutenti, la decisione del giudice amministrativo sarebbe "scandalosa". "Mentre milioni di italiani attendono ancora oggi di ricevere i rimborsi automatici disposti dall'Agcom per le illegittime bollette a 28 giorni - afferma il presidente Furio Truzzi - arriva una sentenza che pesa come un macigno sui diritti dei consumatori, perché cancella una sanzione sacrosanta che accertava i comportamenti anticoncorrenziali degli operatori telefonici".
"Con questa decisione il Tar fa un enorme regalo alle compagnie - conclude - che da un lato si sono arricchite grazie alle fatturazioni a 28 giorni, dall'altro eviteranno adesso di pagare una salata multa che solo in minima parte compensava il danno subito dai consumatori italiani".
?Sulla stessa lunghezza d'onda il Codacons, secondo cui: "Il Tar del Lazio va in soccorso dei gestori telefonici e considera un ‘caso' che tutti insieme abbiano attuato manovre per evitare le sanzioni dell'Antitrust. Al Consiglio di Stato le cose cambieranno - sottolinea l'associazione - ma soprattutto resta l'obbligo per le compagnie telefoniche di restituire 350 milioni di euro a 12 milioni di utenti, come disposto dall'Agcom, per l'illegale pratica delle bollette a 28 giorni".
Si teme anche il caos sui rimborsi per gli utenti, perchè la sentenza potrebbe diventare l'"espediente" per le telco per fermare i rimborsi per la sovrafatturazione incassata.
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