Ingiusta detenzione: dati drammatici
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Con la nota pervenuta dal deputato di Azione Enrico Costa, grazie anche al lavoro dell'associazione errori giudiziari si evince un quadro drammatico relativo all'ingiusta detenzione: circa 46 milioni di euro pagati nel 2020, circa 30.000 innocenti finiti in carcere negli ultimi 30 anni, con oltre 800 milioni di euro pagati dallo Stato italiano.
I distretti con il maggior numero di ingiuste carcerazioni rilevate risultano essere Napoli, Reggio Calabria, Roma e Palermo. I quattro distretti summenzionati, superano i 15 milioni di euro complessivamente sommati pagati per ingiuste detenzioni.
La situazione non può dirsi omogenea in tutto il territorio nazionale esistendo casi di distretti sul punto più virtuosi e altri come quelli riportati sopra che addirittura sono "da record".
A ciò si aggiunga, l'odiosa prassi secondo la quale è necessario attendere molti anni per l'innocente finito ingiustamente in carcere al fine di vedersi definitivamente riconosciuto il diritto al risarcimento.
Il periodo medio di attesa si attesta intorno ai dieci anni almeno sulla base dei casi osservati precedentemente alla stesura del presente articolo.
Anche volendo disattendere il merito dei dati proposti, il problema esiste, è concreto e deve essere fatto tutto il possibile per risolverlo.
Un problema connesso all'ingiusta detenzione e che lo scrivente ha già avuto modo di sottolineare, è quello relativo alla responsabilità dei magistrati, che non pagano dei loro sbagli al pari di qualsiasi altro soggetto del nostro ordinamento ma, al loro posto, in pratica, è lo Stato a pagare.
Inoltre, in base all'art. 15 della L. n. 47 del 2015 il Governo
è tenuto a presentare ogni anno al Parlamento una relazione contenente dati e informazioni sulle misure cautelare distinte per tipologia, adottate nel corso dell'anno precedente. Con la legge n. 103 del 2017 si è specificato poi che il Governo debba anche comunicare i dati relativi alle sentenze riconoscitive del diritto alla riparazione per ingiusta detenzione nonché dei dati relativi ai procedimenti disciplinari avviati nei confronti dei magistrati coinvolti nelle ingiuste detenzioni, con, perfino, indicazione dell'esito del procedimento dove concluso.Ebbene, saremmo stati tutti molto curiosi di leggere questa relazione ma, purtroppo non è ancora pervenuta nonostante doveva essere presentata da oltre un mese e mezzo.
Sconforta vedere che già l'anno scorso fu depositata a maggio e l'anno prima ad aprile. E' ancora più sconfortante questo dato se si valorizza l'eterogeneità delle forze politiche che si sono avvicendate al Governo negli ultimi tre anni. Come si può auspicare una risoluzione del problema se l'impegno profuso e l'attenzione prestata sono, nei fatti, così esigue?
Necessario intervenire ma come?
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A parere di chi scrive è necessario un intervento sulla questione prospettata. Il come è forse il problema più grande, probabilmente, a monte, c'è bisogno di cambiare proprio impostazione filosofica-dogmatica sul carcere. La rieducazione del detenuto oramai rappresenta un mero miraggio, mentre, l'idea retributiva della giustizia ha rappresentato fin dall'origine una tesi fallace.
Pertanto, è bene iniziare il percorso di riforma dalle basi: la visione del carcere è necessario che cambi e che si adegui ai tempi che stiamo vivendo. E' ovvio che è impossibile teorizzare una assolutamente società priva di reclusi ma è giusto anche destinare alla carcerazione solo coloro che commettono reati gravi.
Anche lo status di detenuto deve mutare e volgere verso percorsi di concreta rieducazione e lavoro.
Inoltre, come già ho avuto modo di scrivere, bisogna anche prendere decisioni importanti sulla responsabilità dei magistrati. Solo alla fine di questo percorso (che se affrontato con serietà e decisione, può richiedere già di per sé molti anni) si potrà procedere alla riforma della carcerazione preventiva.
Conclusioni
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E' un cammino tortuoso quello che ci aspetta se vogliamo trovare una soluzione al problema della carcerazione preventiva, ma pure la Democrazia, non si è costruita in un giorno. E' bene comprendere che, talvolta, a grandi obbiettivi corrispondono grandi responsabilità ed oneri.
Ogni volta che professionalmente mi imbatto in un innocente finito in carcere mi stride l'anima e penso quanto ancora siamo lontani dalla Giustizia. Per carità, lungi da me teorizzare una società giuridica e giudiziaria priva di errori, perché è mera utopia, ma una società che miri a migliorarsi, facendo pagare chi sbaglia (da tutti i lati dell'aula) è quanto di migliore possiamo chiedere al futuro ed augurarci.
Mail: avv.carlo.casini@gmail.com
PEC: carlocasini@ordineavvocatiroma.org