Consapevole che l'Italia solo da qualche mese ha abbandonato l'ultimo posto della graduatoria che individua i Paesi con i quali l'U.E. intrattiene rapporti di migliore collaborazione, soprattutto tenuto conto del numero di procedure di infrazione avanzate nei confronti dei singoli Stati, il Ministro per le politiche europee, Andrea Ronchi, festeggia la recentissima approvazione della riforma della legge n. 11/2005, avente ad oggetto, appunto, la disciplina delle relazioni dell'Italia con l'Unione. Il disegno di legge "Norme generali sulla partecipazione dell'Italia al processo normativo dell'Unione Europea e sulle procedure per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia all'Unione Europea", infatti, ha ottenuto la maggioranza in seno alla riunione del Consiglio dei Ministri dello scorso 26 ottobre. La nuova normativa intende, innanzitutto, accelerare le procedure di recepimento interno del diritto di origine U.E., con particolare riferimento alle direttive europee, visti i non lusinghieri risultati raggiunti dalla legge n. 11/2005, che prevedeva l'approvazione, una sola volta all'anno, della c.d. "legge comunitaria". D'ora in poi, gli strumenti di adeguamento del diritto interno a quello comunitario saranno due: la legge di delegazione europea e la legge europea, aventi funzioni complementari ma distinte e date di scadenza che possono anche non coincidere; in particolare, la seconda, che è solo eventuale, concerne disposizioni di attuazione diretta e può essere approvata in un momento diverso rispetto alla prima, la quale, invece, va presentata al Parlamento entro il 28 febbraio di ogni anno. Altro scopo manifesto della riforma è quello di attuare concretamente nel nostro sistema gli accorgimenti resi necessari dall'entrata in vigore del Trattato di Lisbona.
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