Cosa è la devalutazione monetaria e a cosa serve calcolarla
In ambito giuridico la devalutazione monetaria serve a determinare il valore del danno al momento del verificarsi dello stesso, ciò al fine di applicare (successivamente) a quel valore gli interessi e la rivalutazione monetaria per far in modo che la cifra ottenuta come risarcimento danni sia attuale, ma che allo stesso tempo non vi sia una locupletazione o meglio un ingiusto arricchimento.
La necessità della devalutazione è nata da una sentenza della Corte di Cassazione,
la n. 1712 del 1995. In essa è stabilito un principio cardine, ovvero, la rivalutazione monetaria dovuta al passare degli anni tra il verificarsi dell'evento da cui scaturisce il danno e il momento successivo in cui il danneggiato ottiene il ristoro, non deve costituire una locupletazione, ovvero non deve creare un ingiusto arricchimento di una parte a scapito dell'altra, per questo motivo il tasso di interesse legale non può essere applicato alla somma integralmente rivalutata ma solo sulle somme annualmente rivalutate a partire dalla data del fatto produttivo del danno.
In base a questa sentenza dunque si deve prima stabilire il "danno" da risarcire.
Se in sentenza si fa riferimento a tabelle attuali è necessario devalutare l'importo sino alla data dll'evento produttivo del danno.
Per devalutare occorre utilizzare il "coefficiente di devalutazione" e, una volta ottennuta la somma dovuta al momento del danno la si può nuovamente aggiornare applicando gli
interessi sulle somme annualmente rivalutate.