Come abbiamo già in precedenza segnalato, per la prima volta in Italia, e forse anche nel mondo, la Cassazione (sentenza 17438/2012) ha riconosciuto che un uso intenso del cellulare può portare a sviluppare un tumore. I.M., responsabile commerciale di una multinazionale, ha infatti vinto la battaglia legale contro l'Inail ottenendo il riconoscimento della pensione d'invalidità all'80%.
Al termine di questo articolo è possibile accedere al testo della parte motiva della sentenza.
Secondo la vicenda ricostruita dalla Corte il manager, per 12 anni, è stato costretto per lavoro a utilizzare il cellulare e il cordless per 5-6 ore al giorno: questa costante esposizione alle onde elettromagnetiche avrebbe portato allo sviluppo di un tumore benigno al nervo trigemino, scoperto dopo che il manager si era accorto una mattina di avere uno strano formicolio al mento mentre si faceva la barba. Nonostante il tumore sia stato rimosso, M. è costretto a convivere con il dolore nella zona operata, dolore che non gli consente più di effettuare l'attività lavorativa.
Dopo aver perso una battaglia legale grazie ad un ricorso del lavoratore al tribunale d'appello di Brescia nel dicembre 2009, l'Inail si era rivolta alla Cassazione. Il 12 ottobre, tuttavia, la Corte Suprema ha dato ragione a M., confermando la condanna sulla base della letteratura scientifica che il manager aveva fornito a seguito di un lungo periodo di ricerche, nel quale è stato aiutato dai professori Giuseppe Grasso e Angelo Gino Levis.
"La mia non è una battaglia personale", ha dichiarato M. al Corriere della Sera, "ma volevo solo che venisse riconosciuto il legame che c'era tra la mia malattia e l'uso del cellulare e del cordless. Volevo che questo problema diventasse di dominio pubblico perché molte persone non sanno ancora il rischio che corrono parlando a lungo al cellulare senza utilizzare l'auricolare, oppure tenendolo infilato nella tasca dei pantaloni".
Vai al testo della sentenza 17438/2012
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Secondo la vicenda ricostruita dalla Corte il manager, per 12 anni, è stato costretto per lavoro a utilizzare il cellulare e il cordless per 5-6 ore al giorno: questa costante esposizione alle onde elettromagnetiche avrebbe portato allo sviluppo di un tumore benigno al nervo trigemino, scoperto dopo che il manager si era accorto una mattina di avere uno strano formicolio al mento mentre si faceva la barba. Nonostante il tumore sia stato rimosso, M. è costretto a convivere con il dolore nella zona operata, dolore che non gli consente più di effettuare l'attività lavorativa.
Dopo aver perso una battaglia legale grazie ad un ricorso del lavoratore al tribunale d'appello di Brescia nel dicembre 2009, l'Inail si era rivolta alla Cassazione. Il 12 ottobre, tuttavia, la Corte Suprema ha dato ragione a M., confermando la condanna sulla base della letteratura scientifica che il manager aveva fornito a seguito di un lungo periodo di ricerche, nel quale è stato aiutato dai professori Giuseppe Grasso e Angelo Gino Levis.
"La mia non è una battaglia personale", ha dichiarato M. al Corriere della Sera, "ma volevo solo che venisse riconosciuto il legame che c'era tra la mia malattia e l'uso del cellulare e del cordless. Volevo che questo problema diventasse di dominio pubblico perché molte persone non sanno ancora il rischio che corrono parlando a lungo al cellulare senza utilizzare l'auricolare, oppure tenendolo infilato nella tasca dei pantaloni".
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