Dopo mesi in cui di tutto e di più è successo in casa PdL e fuori, con giunte regionali crollate, anche quelle più inespugnabili (vedi Lombardia), e indagati che aumentano a macchia d'olio. Mai e poi mai ci si sarebbe aspettati anche una condanna dell'ex-premier. Una vera, non virtuale, e soprattutto non ad un ologramma trasmesso in mondovisione a reti unificate.
Nella sua Milano, ormai ben lontano ricordo di quella da bere anni ottanta, il Cavaliere è stato battuto. Battuto in una tenzone contro i suoi nemici di sempre, quei magistrati che a detta sua non l'hanno mai amato. Crolla in uno dei processi che ha in corso, quello sull'affair Mondadori; mentre per quello sull'altro affair, il Ruby-bunga Rubacuori-bunga, si dovrà aspettare ancora un po' (anche se a questo punto non si esclude un colpo di scena). Il Cavaliere, rimasto senza spada, ha dovuto subire un attacco frontale non da poco: condanna a quattro anni di reclusione.
Con un'accusa oltraggiosa per chi si è sempre proclamato paladino di giustizia: frode fiscale. Proclamata immediatamente "una sentenza politica, intollerabile. Non si può andare avanti così". Ma nemmeno mantenere lo status-quo precedente, ci verrebbe da dire. Questo il risultato di un processo annoso (come la maggior parte dei processi italiani), che ha portato i PM ad indagare sulle acquisizioni dei diritti tv di Mediaset risultate non proprio limpidissime.
Ma il peggio del peggio della sentenza, mi immagino, possa essere l'interdizione sino a 5 anni dai pubblici uffici. Niente paura, il Cav potrà continuare a dirigere dal backstage tutti i suoi fedeli alfieri e regine, e chissà che più defilato non possa tornare a primeggiare, almeno nei sondaggi. Tanto il suo fido destr...., oops, Confalonieri è stato assolto.
E poi qualcuno vicino al Cav contento e beato c'è ancora: il suo team di avvocati con in tasca (a detta di Berlusconi) 400 milioni di euro. Frutto di parcelle per le varie cause in cui è stato coinvolto. Pas mal.barbaralgsordi@gmail.it