Ad usare un linguaggio un po' troppo scurrile in ufficio si rischia di finire sotto processo. Lo ricorda la Corte di Cassazione secondo cui, nonostante vi possa essere un clima di grande confidenza tra colleghi di lavoro, il "vaffa..." è sempre il "vaffa..." e va considerato un'ingiuria che può costare non solo una condanna penale ma anche una condanna civile al risarcimento del danno.
La vicenda presa in esame dai giudici di piazza Cavour riguarda il caso di un impiegato sorpreso dal suo superiore mentre era intento a leggere il giornale durante l'orario di lavoro.
Vistosi improvvisamente scoperto, l'uomo avere agito rivolgendo un bel "vaffa..." a chi l'aveva richiamato al dovere.
Dopo la doppia condanna da parte dei giudici di merito (in primo grado e in appello) l'imputato si era rivolto alla suprema corte sostenendo che quell'espressione non avrebbe avuto carattere offensivo specie per il contesto in cui era stata pronunciata.
Una tesi che non ha fatto breccia nei giudici di piazza Cavour che hanno così confermato definitivamente il verdetto.
In precedenza la Corte si era già pronunciata sulle valenze giuridiche di quel termine oggi così tanto in voga (vedi: Cassazione: via libera al vaffa... tra condomini - Cassazione: arriva l'"ingiuriometro" non sempre il "Vaffa" e' offensivo - Cassazione: il vaffa.. tra automobilisti si puo' tollerare).
Forse questa volta, a convincere la Corte della necessità di mettere un freno alle parole, è stato anche il comportamento dell'impiegato che oltre al "vaffa..." aveva aggiunto anche la minaccia "Fammi licenziare e ti uccido".
La vicenda presa in esame dai giudici di piazza Cavour riguarda il caso di un impiegato sorpreso dal suo superiore mentre era intento a leggere il giornale durante l'orario di lavoro.
Vistosi improvvisamente scoperto, l'uomo avere agito rivolgendo un bel "vaffa..." a chi l'aveva richiamato al dovere.
Dopo la doppia condanna da parte dei giudici di merito (in primo grado e in appello) l'imputato si era rivolto alla suprema corte sostenendo che quell'espressione non avrebbe avuto carattere offensivo specie per il contesto in cui era stata pronunciata.
Una tesi che non ha fatto breccia nei giudici di piazza Cavour che hanno così confermato definitivamente il verdetto.
In precedenza la Corte si era già pronunciata sulle valenze giuridiche di quel termine oggi così tanto in voga (vedi: Cassazione: via libera al vaffa... tra condomini - Cassazione: arriva l'"ingiuriometro" non sempre il "Vaffa" e' offensivo - Cassazione: il vaffa.. tra automobilisti si puo' tollerare).
Forse questa volta, a convincere la Corte della necessità di mettere un freno alle parole, è stato anche il comportamento dell'impiegato che oltre al "vaffa..." aveva aggiunto anche la minaccia "Fammi licenziare e ti uccido".
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