Avv. Barbara Pirelli del Foro di Taranto; email: barbara.pirelli@gmail.com
"Un avvocato è professionalmente al servizio della canaglia" diceva Élisabeth Barbier e non aveva tutti i torti.
Il mestiere dell'avvocato però non è semplice perché il suo peggior nemico, a volte, e' proprio il cliente che non rispettando il ruolo del professionista sconfina in linguaggi confidenziali ed atteggiamenti irriverenti.
Quindi, può accadere che un cliente non soddisfatto dell'operato del professionista dia largo sfogo alla sua ira pronunciando frasi del tipo: "avvocato lei è' fuori di testa". Un modo come un altro per dire "lei è un pazzo".
Secondo la Corte di Cassazione però (sentenza n. 7594 del 18.02.2014), chi pronuncia questa espressione non risponde del reato di ingiuria perché, nonostante la frase sia rozza ed inelegante, se pronunciata in un contesto di scambio di opinioni ,non lede l'onore e il decoro del destinatario.
Il caso di specie vede come protagonista un uomo che ,dal Tribunale di Perugia, era stato ritenuto responsabile del reato di ingiuria e poi condannato a pagare 800 euro di multa e a risarcire i danni e le spese processuali in favore dell'avvocato raggiunto dall'offesa. La Suprema Corte, però , ha ribaltato il verdetto accogliendo il ricorso dell'imputato.
Una decisione che potrebbe apparire poco confortante per la nostra categoria professionale, ma la corte non vuole legittimare qualsiasi tipo di libero sfogo. La decisione degli ermellini e scaturita dalla specificità del caso. In buona sostanza è principio generale che una frase offensiva "può non essere punibile" se pronunciata all'interno di un dialogo animato.