di Marina Crisafi - 4 morti e 2 feriti, questo il bilancio della sparatoria di stamattina al tribunale di Milano che dalle ore 11 ha gettato nel panico l'intera città.
Il killer, Claudio Giardiello, imputato per bancarotta fraudolenta è stato da poco fermato a Vimarcate dai Carabinieri ed è in caserma sottoposto all'interrogatorio degli inquirenti.
Il palazzo è stato subito evacuato e il traffico, nella zona in pieno centro, chiuso, ma è ancora shock nella città per l'accaduto, avvenuto in un luogo in cui i livelli di sicurezza dovrebbero essere tali da impedire l'accesso a persone armate.
Il killer
L'uomo che ha sparato stamattina al palazzo di Giustizia è Claudio Giardiello, imputato per bancarotta fraudolenta nel processo riguardante l'immobiliare Magenta Srl, azienda che faceva capo allo stesso per il 55%, al socio (e nipote) Davide Limongelli per il 30%, coimputato e ferito nella sparatoria, e a un terzo socio Giovanni Scarpa (15%).
In base alle dichiarazioni dell'ex legale del Giardiello, Valerio Maraniello, l'uomo si era convinto che la sua grave situazione finanziaria era dovuta ad una truffa da parte dei suoi stessi soci, coimputati nel processo in corso.
La dinamica
Secondo le ricostruzioni dei testimoni che hanno assistito alla scena, l'uomo, entrato in tribunale insieme al suo legale (in "giacca e cravatta"), una volta in aula al terzo piano del palazzo di Giustizia avrebbe revocato il mandato al proprio difensore, quindi, estratto la pistola e sparato contro i due coimputati e un avvocato (due dei tre rimasti uccisi). Successivamente si sarebbe recato al secondo piano e, entrato nella stanza del giudice Ciampi lo avrebbe ucciso alla presenza di una cancelliera girata di spalle perché intenta ad utilizzare una stampante. Subito dopo si sarebbe dato alla fuga a bordo di una moto, per essere bloccato quasi subito dai Carabinieri in località Vimercate e portato in caserma.
Le vittime
Tra le quattro vittime della sparatoria ci sono il giudice fallimentare Fernando Ciampi, freddato nella sua stanza, e l'avvocato Lorenzo Alberto Claris Appiani, giunto già deceduto al pronto soccorso.
La terza vittima è stata trovata morta senza traumi all'interno del palazzo e la quarta è uno dei feriti portato in condizioni disperate al policlinico di Milano che non ce l'ha fatta.
Tra i feriti, l'ex commercialista del killer e l'ex socio Davide Limongelli, coimputato nel processo sul fallimento della società immobiliare.
Diversi anche i feriti da "panico".
Le falle nella sicurezza
È ancora un mistero come l'uomo possa essere entrato armato in un tribunale agendo indisturbato.
Le prime ipotesi sostengono che il killer abbia saltato i controlli entrando nel palazzo insieme al suo legale.
Ma, secondo un testimone, uno dei metal detector, dall'ingresso laterale di via Freguglia, era rotto, e ciò avrebbe consentito all'uomo di accedere senza rilevare l'arma in suo possesso non destando alcun sospetto.
In ogni caso, la presenza dell'arma fa senz'altro ipotizzare che l'uomo avesse pianificato la propria azione criminosa.
Al momento, tuttavia, si avanzano solo ipotesi, mentre i tecnici sono già al lavoro per capire se c'è stato un deficit nelle strutture di sicurezza.