Mentire sul proprio curriculum vitae è una pratica che può sembrare innocua, soprattutto in un mercato del lavoro altamente competitivo, ma le sue conseguenze possono essere ben più serie di quanto ci si possa aspettare


Inserire informazioni false o gonfiare le proprie competenze può sembrare una scorciatoia verso il successo professionale, ma espone i candidati a rischi legali e professionali significativi.

In Italia, esistono normative che, pur non punendo direttamente la menzogna nel curriculum, possono essere applicate in caso di dichiarazioni mendaci.

Questo articolo esaminerà le implicazioni legali di queste pratiche, le possibili sanzioni e le conseguenze sul lungo termine per chi decide di falsificare il proprio percorso professionale.

La legge italiana sul curriculum vitae falso

In Italia, non esiste una normativa specifica che regoli direttamente le falsificazioni sul curriculum vitae, ma questo non significa che tali azioni siano prive di conseguenze legali. Infatti, chi dichiara il falso può incorrere in illeciti civili come, ad esempio, la falsità in scrittura privata o, nei casi più gravi, in reati penali (come la truffa), soprattutto quando la menzogna è utilizzata per ottenere un vantaggio patrimoniale, come l'accesso a un posto di lavoro.

Le implicazioni sono ancora più gravi quando si tratta di un impiego pubblico. Qui, falsificare informazioni sul proprio curriculum può comportare sanzioni che includono non solo il licenziamento immediato, ma anche l'interdizione dai pubblici uffici e, in alcuni casi, la reclusione. Questo perché, in tali ambiti, il principio di trasparenza e correttezza è particolarmente rilevante.

La giurisprudenza italiana ha affrontato diversi casi di falsificazione di titoli accademici o esperienze lavorative. Sebbene le conseguenze varino a seconda della gravità della menzogna e dell'uso che se ne fa, è chiaro che dichiarare il falso nel curriculum può avere serie ripercussioni legali, soprattutto se le informazioni errate sono state determinanti per ottenere il lavoro.

Le sanzioni per chi mente nel settore privato

Nel settore privato, le conseguenze di un curriculum falsificato possono essere altrettanto gravi. Sebbene non si tratti di un reato penale, un'azienda ha comunque il diritto di licenziare per giusta causa un dipendente che ha mentito sulle proprie qualifiche. Mentire su aspetti fondamentali come le competenze professionali, le esperienze lavorative o i titoli accademici può essere considerato un motivo sufficiente per interrompere immediatamente il rapporto di lavoro.

Il licenziamento per giusta causa può avvenire senza preavviso né indennità, lasciando il lavoratore in una posizione particolarmente vulnerabile. In alcuni casi, soprattutto se la bugia ha portato a danni significativi all'azienda o a terze parti, il datore di lavoro può addirittura valutare azioni legali nei confronti del dipendente. Questo è particolarmente vero se le informazioni falsificate riguardano ruoli chiave o responsabilità critiche che hanno messo a rischio l'operatività dell'impresa.

Oltre alla perdita del lavoro, ci sono altre ripercussioni da considerare. La reputazione professionale del dipendente può essere gravemente compromessa, soprattutto se la notizia della falsificazione viene diffusa all'interno del settore. Questo può rendere molto difficile trovare nuove opportunità lavorative, poiché molte aziende, prima di assumere, svolgono controlli approfonditi sulle esperienze e qualifiche dichiarate. Mentire sul curriculum non solo danneggia il rapporto con l'attuale datore di lavoro, ma può anche influenzare negativamente la carriera futura.

Le conseguenze professionali a lungo termine

Mentire sul curriculum non solo può comportare sanzioni immediate, ma ha anche effetti a lungo termine che possono compromettere in modo permanente la carriera di una persona. Uno degli impatti più evidenti è la perdita di credibilità professionale. Una volta che un candidato viene scoperto a mentire, sarà difficile recuperare la fiducia non solo dell'azienda coinvolta, ma anche di altre nel settore. Questo può precludere future opportunità lavorative, soprattutto se la notizia si diffonde attraverso il network professionale.

Le piattaforme di lavoro e i recruiter tendono a condividere informazioni, e un candidato con un passato di falsificazioni potrebbe essere segnalato come poco affidabile. Di conseguenza, anche se le bugie non portano a conseguenze legali dirette, la reputazione di chi mente può essere rovinata. Questo può tradursi in difficoltà nell'accesso a colloqui o nel trovare aziende disposte a dare una seconda possibilità.

Inoltre, molte aziende stanno introducendo controlli più rigorosi durante il processo di assunzione, come verifiche dei titoli accademici e delle esperienze lavorative. Mentire oggi potrebbe significare essere scoperti anche a distanza di anni, durante un'eventuale promozione o verifica interna. Le conseguenze di una falsificazione scoperta in ritardo possono essere devastanti, portando non solo al licenziamento, ma anche a una diffusa perdita di fiducia nel proprio settore di appartenenza.

Come scrivere un CV in modo corretto

Per evitare errori e possibili implicazioni legali, è fondamentale scrivere il proprio curriculum vitae in modo corretto e trasparente. Un CV efficace deve includere alcune informazioni chiave, organizzate in sezioni chiare e ben definite.

Per scrivere in modo corretto un curriculum vitae è possibile seguire i consigli disponibili sui siti web di società specializzate nella ricerca lavoro come Jobseeker.

Ecco comunque le principali voci che non devono mancare:

  • Dati personali: nome, cognome, indirizzo, numero di telefono, e-mail e, se rilevante, il proprio profilo LinkedIn.
  • Esperienze lavorative: elenca le tue esperienze più recenti o più significative in ordine cronologico inverso. Per ogni esperienza, indica il nome dell'azienda, il ruolo ricoperto, le date di inizio e fine, e una breve descrizione delle responsabilità e dei risultati ottenuti.
  • Formazione: specifica il tuo percorso scolastico e accademico, indicando i titoli di studio conseguiti, le scuole o università frequentate e l'anno di conseguimento.
  • Competenze: elenca le competenze professionali, tecniche e personali che possono risultare rilevanti per il ruolo a cui aspiri.
  • Lingue straniere: indica le lingue conosciute e il livello di competenza, sia scritto che orale.
  • Certificazioni e corsi: menziona eventuali certificazioni o corsi di formazione che hai seguito e che possono essere utili per la posizione.

Infine, è essenziale inserire in fondo al curriculum una dichiarazione con cui si autorizza il destinatario al trattamento dei propri dati personali, come richiesto dalla normativa vigente. Ecco un esempio di frase da includere:

"Autorizzo il trattamento dei miei dati personali ai sensi del D.Lgs. 196/2003 e dell'art. 13 GDPR (Regolamento UE 2016/679) ai fini della ricerca e selezione del personale."


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