WhatsApp come prova nel processo di famiglia, la prova dell'addebito della separazione


Le chat WhatsApp possono provare l'infedeltà del coniuge, con la conseguente responsabilità in termini di responsabilità della separazione verso il coniuge che ha tradito.

Di solito la responsabilità della separazione coniugale viene pronunciata nei confronti di chi si è reso responsabile dell'infedeltà a condizione che da questo tradimento sia derivata l'impossibilità della prosecuzione della convivenza. Tuttavia, la rottura tra i coniugi potrebbe essere nata per altri motivi che non dipendono dal tradimento, che in questo caso è solo una conseguenza e non la causa del fallimento del matrimonio.

Prova del tradimento con chat WhatsApp

Ma nel caso in cui ci sia stato un tradimento e la prova può essere resa grazie a delle chat WhatsApp sorge spontanea una domanda: in che modo si utilizzano le chat di WhatsApp nella causa di separazione?

Per il coniuge che si accorge di essere stato tradito, non è difficile inserire nella causa di separazione le chat di WhatsApp che dimostrano l'infedeltà dell'altro, facendole valere come prova.

Le conversazioni di WhatsApp possono essere considerate prove valide di tradimento, a condizione che siano utilizzate esclusivamente per far valere un diritto in sede giudiziaria (in tribunale), come appunto l'addebito della separazione. In questi casi, non c'è violazione della privacy se la prova viene acquisita nell'ambito di indagini difensive, cioè per far valere un proprio diritto in processo.

Sarà sufficiente, quindi, produrle in giudizio, con gli screenshot oppure estrapolando il contenuto dell'archivio informatico su un supporto esterno, o con la trascrizione delle conversazioni.

A questo punto dovrà essere l'altro coniuge a neutralizzare l'efficacia di prova di questi documenti contestandoli e disconoscendone il contenuto, ma per contestare il contenuto delle chat WhatsApp a suo sfavore (vale a dire che provano il tradimento) il coniuge deve avere delle prove a sua discolpa precise e specifiche.

Quando si utilizzano conversazioni WhatsApp o altre forme di comunicazione digitale come prove di infedeltà è importante essere consapevoli di alcune precauzioni. Prima di tutto, è fondamentale acquisire il cellulare altrui in modo non violento: strappare lo smartphone dalle mani altrui integra il reato di rapina. (art 628 c.p.)

In secondo luogo non bisogna mai accedere alle chat altrui con mezzi illegali come software spia. L'impiego di questi ultimi integra il reato di accesso abusivo a sistema informatico. È quindi necessario impossessarsi del device (telefono, computer, tablet) altrui in modo pacifico, come nel caso in cui il proprietario lo abbia lasciato incustodito.

Chat WhatsApp: fare uno screenshot

Secondo la Cassazione (ord. n. 13121/2023), il consenso al trattamento dei dati personali non è richiesto quando è necessario ai fini dello svolgimento di investigazioni difensive di cui alla legge n. 397 del 2000 o comunque per far valere o difendere un diritto in sede giudiziaria (tanto è disposto dall'articolo 24 comma 1, lett. f) del D.Lgs. n. 196 del 2003).

Perciò i giudici supremi hanno ritenuto utilizzabili in processo le foto delle conversazioni WhatsApp utilizzate esclusivamente per far valere il diritto del marito all'addebito della separazione a carico della moglie.

Dunque, fuori dai casi di accesso abusivo al cellulare o acquisizione violenta dello stesso, fare lo screenshot della conversazione trovata casualmente sullo smartphone altrui non è reato: non integra cioè una violazione della legge sulla privacy e può costituire prova in un processo civile o penale.

Contestare in giudizio una chat WhatsApp

In primo luogo, la contestazione deve essere precisa e circostanziata, e non risolversi in formule di stile; in secondo luogo, la contestazione dipende dalla tipologia di deposito utilizzata da controparte. E così, sarà possibile evidenziare eventuali vizi tecnici (nel caso di screenshots, ad esempio), eventuali violazioni delle best practices (in caso di omissioni nella catena di custodia, ad esempio), o fatti contrari dimostrabili.

Anche se secondo la giurisprudenza maggioritaria questo tipo di contestazione può essere effettuata fino al termine di cui alla seconda memoria ex art. 183 c.p.c., è sempre opportuno disconoscere immediatamente quanto prodotto da controparte (ossia nella prima difesa utile).

Si tenga sempre presente che diversi modi di deposito, danno luogo a diversi gradi di "forensicità"; in tal senso, dalla (quasi) inattaccabile copia forense e dalla esportazione dal backup in cloud (iCloud o Google Drive che sia), si arriva ai facilmente attaccabili export della chat (la famosa funzione esporta chat) e screenshot.

Il disconoscimento del documento informatico

Il disconoscimento del documento informatico, inteso nel suo ampio genus, si attua in modo chiaro, circostanziato ed esplicito denunciando necessariamente violazioni relative alla sua sicurezza, integrità e immodificabilità, con onere di allegazione di elementi attestanti la non corrispondenza della realtà digitalmente rappresentata e la verità.

Il termine sicurezza si riferisce a quella informatica e cioè alla protezione dei sistemi informatici, delle reti e dei dati da accessi non autorizzati, attacchi informatici, virus e altre minacce informatiche - a mezzo di firewall e altre misure di sicurezza.

L'integrità del documento è la verifica su eventuali modifiche correlata al concetto di immodificabilità nel tempo. In ambiti informatici ricorrono i concetti di:

- Timestamp: L'apposizione di un timestamp al documento può essere utile per dimostrare che il documento esiste da un certo momento. I servizi di timestamping registrano la data e l'ora di creazione o modifica di un documento e forniscono un timbro temporale che può essere verificato successivamente.

- Autenticazione multi-fattore: Utilizzare un sistema di autenticazione multi-fattore per proteggere l'accesso ai documenti. Questo può includere l'uso di password sicure, autenticazione a due fattori - 2FA - o metodi biometrici.

- Catena di custodia: Mantenere una chiara catena di custodia per il documento, registrando ogni passo del suo percorso dalla creazione alla presentazione come prova. La documentazione accurata della catena di custodia aiuta a garantire che il documento non sia stato alterato o manipolato.

- Checksum e hash: Calcolare il checksum o l'hash del documento. Questa è una stringa di caratteri univoca che rappresenta il contenuto del documento. Anche una piccola modifica al documento cambierà completamente il suo checksum o hash. Può essere utilizzato per verificare l'integrità del documento.

- Archiviazione sicura: Conservare il documento in un ambiente sicuro e controllato per impedire l'accesso non autorizzato o manipolazioni. La protezione fisica è importante tanto quanto la sicurezza informatica.

- Registrazione degli accessi: Registra e monitora gli accessi al documento. La registrazione degli accessi può evidenziare eventuali tentativi di accesso non autorizzato.

- Standard di conservazione elettronica: Adottare gli standard di conservazione elettronica, se applicabili, che definiscono le pratiche per garantire l'integrità e l'autenticità dei documenti nel tempo.

Per contattare l'avvocato Matteo Santini del Foro di Roma inviare un'email al seguente indirizzo: studiolegalesantini@hotmail.com o collegarsi al sito Avvocatoroma.org e Avvocato-milano.org/. Seguimi anche su Instagram https://www.instagram.com/matteo_santini_matrimonialista/

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