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Data: 11/01/2012 09:00:00 - Autore: L.V. L'evoluzione dei media negli ultimi due decenni è stato infinitamente maggiore rispetto a quella che avvenne ai tempi di Gutenberg fino all'ultimo trimestre del ventesimo secolo. Praticamente fino all'arrivo di Internet, i mezzi di comunicazione si riducono a stampa, radio e televisione. Anche in questi vi è l'obbligo di rispettare la normativa, tenendo conto del loro diritto di informare e rispettando la loro libertà di espressione, ma sempre nell'ambito del quadro giuridico del diritto fondamentale alla protezione dei dati. Non è difficile concludere che con l'avvento dei media online e il flusso continuo d'informazioni e immagini (che parimenti costituiscono dati personali), ecc., diventa molto difficile trattare i dati personali con la dovuta attenzione e seguire scrupolosamente la legge. In realtà, è quasi impossibile rispettare al cento per cento la normativa spagnola nella materia e l'adattamento quotidiano. Tuttavia il fatto che si tratti di un compito difficile, non esime i media dal suo compimento. Produzioni, radio, televisioni, giornali, ecc, gestiscono una quantità enorme di dati e informazioni, e a a volte, pubblicano informazioni riguardanti la sfera privata dei cittadini senza fermarsi a considerare se questo modo di agire sia conforme alla legge (molto meno a livello etico se pubblicare o meno). Per esempio, rimane curioso che il quotidiano Cinco Dias (e questo vale per la maggior parte dei media) abbia accesso a una sentenza a tre giorni dalla sua pubblicazione, mentre gli avvocati coinvolti a un mese. Bene, come dichiarato da Javier Prenafeta (avvocato specializzato in tecnologia dell'informazione e comunicazione) sul suo sito web professionale, "c'è una spiegazione: il monopolio sulla gestione e distribuzione delle sentenze coordinato dal Centro di Documentazione Giudiziaria (CENDOJ), organo tecnico del Consiglio Generale del Potere giudiziario creato per risolvere determinati problemi sostenuti per l'erogazione delle sentenze e per semplificare questo processo. La pubblicità delle sentenze è relativa. Una volta emesse, sono notificate alle parti e depositate presso l'Ufficio giudiziale, dove sono a disposizione di chiunque dimostri e accrediti un interesse diretto e legittimo. Si stabilisce la possibilità d'informare sullo stato del procedimento, ma per ottenere le copie delle deliberazioni, bisogna provare lo stato di interessati (Articolo 234 della Legge Organica del Potere Giudiziario), salvaguardandoin ogni caso i diritti fondamentali. In concreto, ai mezzi di comunicazione è permesso loro, con carattere generale, l'assistenza agli atti celebrati in udienza pubblica (articolo 6 del Regolamento su aspetti accessorii delle attuazioni giudiziali), ma non si permette la diffusione pubblica delle risoluzioni." E tuttavia, lì li abbiamo. Difficile situazione anche quella di conciliare il diritto ad investigare ed informare dei mezzi ed il diritto fondamentale alla protezione dei dati personali che si trasformano in oggetto della pubblicazione. D'altra parte, le nostre società sviluppate si sono abituate a conoscere la vita privata di ogni tipo di persone, pubbliche, anonime, che sono disposte a vendere l'esclusiva della propria vita personale o familiare o perfino a vivere in autentici vasi di cristallo in cambio di una notorietà effimera e patetica (4). La stessa società ha reagito di fronte ad un modo di realizzazione delle trasmissioni audiovisive che apertamente invadono l'intimità del soggetto oggetto dell'informazione. È anche lavoro degli organismi incaricati di proteggere il rispetto al diritto fondamentale alla protezione di dati ed esigere ai mezzi di comunicazione il compimento della legislazione, sanzionando le condotte che la trasgrediscano. Nell'Unione Europea esistono vari esempi in merito; così in Italia, il Garante per la Protezione dei Dati Personali (organismo omologo della nostra Agenzia Spagnola di Protezione di Dati) ha avvertito in varie occasioni la società concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo a proposito della sua responsabilità e del rigoroso rispetto verso le disposizioni in materia di tutela della dignità personale, della privacy ed in particolare delle norme a tutela dei minori. Questa responsabilità del servizio pubblico radiotelevisivo italiano rimane manifestato in numerosi documenti, tra i quali la Carta dell'informazione e della programmazione a garanzia degli utenti e degli operatori del servizio pubblico Rai che impone al giornalista di astenersi "dal gusto morboso o cinico della rappresentazione del dolore" ed a rispettare la riservatezza delle persone, soprattutto quando ci siano minori di mezzo (5). In Spagna, il "Forum degli utenti di audiovisivo" ha elaborato un documento simile, la "Carta dei Diritti degli utenti dei mezzi audiovisivi ", che include una serie di diritti con l'obiettivo di diffondere e facilitare la conoscenza del ricco e dispersa regolamentazione in materia di difesa dei diritti degli utenti dei mezzi di comunicazione. Il testo comprende il diritto alla libertà di espressione e d'informazione, così come quelle fondamentali dell'articolo 18 della Costituzione spagnola: il diritto all'onore e riservatezza (anche se non fa esplicito riferimento al diritto alla protezione dei dati personali) e il diritto all'immagine. Con la realizzazione di determinati programmi, i media fanno equilibri e giocano su un sottile filo di ferro che separa la libertà di esprimersi, d'informare e comunicare dal diritto alla riservatezza. Ma, inoltre, ignorano che quella salvaguardia della riservatezza può concretarsi in un'altra serie di diritti tanto fondamentali come quelli già citati. Diritti che, per regola generale, o disconoscono o ignorano deliberatamente. Tra quelli ignorati, quello di cui ci si occupa è il diritto fondamentale alla protezione dei dati personali e, soprattutto, il trattamento di quei dati contenuti negli archivi (ricordiamo l'importanza del trattamento di dati personali di immagini di persone fisiche identificate o identificabili (6)). Chi regola questo? Chi o che cosa segna quale è il minimo dovuto trattamento di qualità dei dati personali che operano in potere dei mezzi di comunicazione digitali? Chi lo sanziona? Compito difficile, dovuto, soprattutto, alla rapida evoluzione che la comunicazione digitale sperimenta. Se dobbiamo riferirci ai mezzi di comunicazione "on line", nella televisione "via cavo", etc., realizziamo che non è del tutto chiaro, almeno in Spagna, e neanche nella maggior parte dei paesi membri dell'Unione Europea (7,) che cosa o chi è mezzo di comunicazione, come non è chiaro, né regolato, chi è giornalista e chi no. Un giornale stampato, un canale televisivo o una stazione radiofonica si costituiscono come strumenti o mezzi che permettono la divulgazione pubblica di informazione e facilitano la comunicazione tra masse. Orbene, l'irruzione delle nuove tecnologie, specialmentedi Internet, ci ha portato a considerare nuovamente la classificazione di tipi di mezzi di comunicazione. I tipi di mezzi di comunicazione sono cambiati nel tempo e oggi come oggi parliamo di: radio, telefono, giornali, film e altri modi di comunicazione audiovisiva, la televisione e tutti quei modi innovativi derivanti dalla scia di Internet, come ad esempio le edizioni dei giornali, riviste, radio e televisione on-line (in linea). Dalle onde elettromagnetiche ai segni elettrici alle onde di radio o reti specializzate (televisione via cavo), per arrivare finalmente ad Internet, con la sua presenza in quasi tutto il mondo, quello che lo rende un mezzo massivo, un linguaggio unico internazionale dove ognuno può informarsi di diversi temi nelle edizioni digitali dei giornali, o scrivere secondo le sue idee ed opinioni in blogs e fotologs o portare su materiale audiovisivo come nel famoso sito web YouTube o dalealplay. Questi ultimi mezzi si sono trasformati in veri fenomeni di comunicazione di massa che permettono di condividere tale materiale nella rete delle reti. Di tutti questi, il più famoso e rivoluzionario è il sito web YouTube (8).Questo trasforma gli utenti della rete nei principali attori della comunicazione del secolo XXI, siano professionisti o meno, siano media o meno, siano conoscitori dei propri diritti e doveri o meno, dato ch dato che pubblicare informazioni su una pagina web sta tanto a portata del giornale più potente come dell'utente, che giorno per giorno od occasionalmente informa o pensa dal proprio sito web, attraverso un blog, su My Space di Hotmail, o "carica" foto, commenti e video su "facebook", su "hi5" o su "tuenti" (il famoso web2.0). Sicuro che alcuni di questi termini risultino poco familiari per il lettore, ma esistono, e stanno a portata di chiunque abbia accesso ad Internet. Si tratta di mezzi di comunicazione che implicano il trattamento dei dati e, in molte occasioni, la cessione illegale di dati personali fino ad estremi insospettati, e che vulnerano il principio di consenso, almeno, espresso, e che la legislazione tarderà a regolare debitamente altri dieci anni. La gamma di possibilità che si apre alla comunicazione è sempre di più ampio, ed il numero ipotetico di mezzi e comunicatori on line, infinito. La comunicazione è informazione; l'informazione contenuta negli database che i media e comunicatori possiedono contiene dati personali, dati che, in un modo o nell' altro, ricevono un trattamento da parte del responsabile di detti database che a loro volta dovranno essere lavorati dagli incaricati al trattamento di questi. Chi deve e come rispettare la legislazione in materia di Protezione di Dati? Solo i mezzi di comunicazione "ufficiali" o "professionisti?" Chiunque tratti d'informazione e gestisca e pubblichi sul proprio mezzo di comunicazione, che sia un blog o un spazio dove ricevere e "caricare" informazioni, etc.? Diventa necessario cercare l'imprescindibile equilibrio che devono avere le norme processuali nelle società democratiche con le norme sostanzialmente restrittive di diritti ed i propri diritti e libertà delle persone che formano un insieme di valori fondamentali nelle nostre società democratiche e diritto (9). Dobbiamo analizzare quali limiti sono giustificati e proporzionati, valutare caso per caso quale sia l'interesse prioritario e in quali occasioni determinate garanzie fondamentali del cittadino (diritto alla privacy, protezione dei dati personali, informazioni...) dovrebbero dare o meno il diritto di raccogliere e trattare i dati personali o le informazioni (libertà di espressione e di informazione). Se l'interessato ritiene che siano stati violati i propri diritti fondamentali potrà rivolgersi al tribunale, dove decideranno quale diritto prevalga sull'altro. Nella LOPD non ci sono disposizioni relative ai media e, magari, sarebbe necessario almeno un riferimento. Almeno, sarebbe opportuno un appunto se possa portarsi a termine il trattamento e la divulgazione dei dati personali con fini giornalistici senza il consenso dell'interessato; se dovesse esistere un interesse generale prioritario rispetto all'informazione pubblicata; se è necessario che l'informazione che si pretende di pubblicare causa un danno o meno all'interessato pur di essere divulgata, etc. Per ciò bisognerebbe stabilire che cosa cogliamo per "interesse generale prioritario" e che cosa per "eccessivo danno ai diritti dell'interessato." Giocherebbe anche, e così deve essere in realtà, una carta decisiva l'etica professionale di quelli che trattano e pubblicano l'informazione. Alcuni mezzi di comunicazione non sempre sono benintenzionati e l'obiettivo della libertà di espressione dovrebbe essere quello di esprimere unicamente idee ed informazione veritiere e non che debbano essere necessariamente impattanti. Per effettuare uno studio completo e una rigorosa analisi dei diritti e degli obblighi di protezione dei dati da parte deimezzi di comunicazione, bisognerebbe definire quali beni entrino in gioco e quali diritti fondamentali possono essere compromessi. Insieme all'assenza del consenso della interessato, un trattamento illecito o carente dei dati personali e l'assenza di tutele normative sono gli ostacoli principali per ottenere i mezzi per conformarsi alla legge vigente. L'imperfezione della legislazione, perfezionatasi in Spagna dopo la recente pubblicazione dell'atteso Regolamento di sviluppo della LOPD, l'ignoranza della materia da parte di quelli quale devono compiere detta legislazione e la mancanza di mezzi per portarla a termine provocano continue illegalità che sono dovute al carente trattamento dei dati personali da parte dei mezzi di comunicazione, sia tradizionali che digitali ed on line. Tutto questo provoca che alcuni diritti fondamentali si vedano violati da dette pratiche illecite nel trattamento di dati, ed è compito degli organismi o entità predisposti all'effettività, proteggere il rispetto alla legislazione in materia, come per il suo compimento e, se del caso,una sanzione. A questi organismi corrisponde anche un lavoro iniziale rispetto a quelli precedenti e, se vogliamo, più importante: un lavoro docente. 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