Data: 10/02/2012 10:16:00 - Autore: Raffaele Mancuso
A cura di Raffaele Mancuso Dottorando di ricerca Venezia - Un Grande Maestro del diritto del lavoro, Modica, nel Suo, Il contratto di lavoro nella scienza del diritto civile e nella legislazione, Palermo 1897, affermava valori di vera libert� attualissimi. Si trattava di un grande Maestro Giuslavorista e forse in quanto tale matur� tale sensibilit�. Uomini, Giuristi di uno statura morale e giuridica che hanno saputo scrivere con caratteri indelebili i loro nomi nella storia del diritto, che hanno scritto pagine indimenticabili. Chi pu� dimenticare le appassionanti pagine di Ascarelli che affermava "quando ci si misura con i principi fondamentali del diritto... nessun contributo innovativo � veramente possibile, fin quando non si acquista piena consapevolezza della loro relativit� storica�.
Indelebili rimangono le parole di un altro grande maestro Ugo Natoli che nel 1955� in un suo scritto , attualissimo , parlava di " singolare messa fuori legge di alcuni principi costituzionali relegati nel limbo delle c.d. norme programmatiche".

Dove sono pi� questi grandi maestri, che avevano amore per la loro disciplina ? Qualche caso permane , per fortuna del nostro mondo accademico.

Oggi, alcuni ricercatori/ricercatrici del nostro tempo, nel nostro paese, sembrano o quanto meno si sentono dei baroni dell'Universit�, come se solo a loro fosse stato concesso lo scettro della conoscenza, pronti subito a criticare� ma� mai a indirizzare, spiegare veramente allo studente la strada del miglioramento.

Gestiscono le loro funzioni quasi come se le regole dovessero essere applicate solo per gli altri, si preoccupano:

�troppo spesso di far avere un dottorato con borsa� per i figli, le pupille, i pupilli,� di farli pubblicare grazie ai loro contatti e per finire attivano i meccanismi giusti affinch�, attraverso un bando per ricercatore a t.d. inizialmente, i loro pupilli/e possano entrare a pieno titolo nel mondo accademico. Questa la realt� di oggi, quante volte vediamo trasmissioni televisive come striscia la notizia dove intere famiglie lavorano nella stessa Universit� dei genitori, tanti professori ma pochi veri, autorevoli Maestri.

Di quell'autorevolezza che solo a studiare suoi loro scritti, lascia la sensazione piacevole di avere imparato pi� che nozioni ma di aver appreso valori, la docenza non � solo insegnare qualche nozione, credo, ma trasmettere passione.

Molti sanno insegnare, ma sanno fare� solo quello.

La speranza che i tempi cambiando riportino nelle Universit� almeno prevalentemente, personalit� di alto valore morale prima che giuridico.

Maestri, come Il Prof.� Feliciano Benvenuti di Venezia, professore universitario, rettore ed esponente del mondo bancario, industriale e politico.

Nato il 26 gennaio 1916 da famiglia veneziana ha frequentato la facolt� di giurisprudenza dell'Universit� di Padova dove si � laureato� con il prof.Enrico Guicciardi elaborando una tesi su "La successione tra Enti autarchici territoriali".

Le opere del Maestro rimango ancora, attuali ed innovative per metodologia, curiosit� intellettuale, tematiche, sensibilit�.

Si ricordano in particolare quelle su "La riforma sanitaria e societ� civile: libert� del cittadino epartecipazione" (1977); L'istruzione nel processo amministrativo, Padova, 1953; L'amministrazione come prassi e come scienza [scritto nel 1961] pubblicato in Amministrare - Rivista quadrimestrale dell'ISAP-Istituto per la Scienza dell'Amministrazione Pubblica, "Il controllo mediante richiesta di riesame", 1954; "La giustizia amministrativa come funzione dello Stato democratico" Venezia, 1978 ;"L'autonomia regionale, momento essenziale dell'ordinamento repubblicano".

Raffaele Mancuso - Dottorando di ricerca Universit� di Venezia
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