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Data: 13/06/2012 09:00:00 - Autore: Avv. Paolo M. Storani
Riceviamo dal Prof. IASEVOLI il contributo che segue e pubblichiamo, ringraziandolo vivamente.
"Meglio iscriversi direttamente alle Università on line, se gli studenti non praticano più la ricerca nei vecchi corsi di laurea.
Riforme universitarie su riforme, ma purtroppo mi sembra che si è sempre alla linea di partenza, anzi quando vai a presentare un titolo di laurea per partecipare ad un concorso noti un grosso sfasamento tra i percorsi curricolari ed i requisiti chiesti dal bando. Per effetto dei continui cambiamenti dovuti alle riforme, non corrispondono i crediti e gli esami alle tabelle di abilitazione concorsuale. Sono cambiamenti “ameboidi” che toccano le definizioni degli esami che continuano da anni a mettere in forse le finalità e la spendibilità dei titoli di laurea conseguiti dopo tanti sacrifici.
Gli esami aumentano, cambiano denominazione e composizione in crediti, a seguito dell'eterno fenomeno della scompattazione delle cattedre che vengono divise in sottocattedre e coperte da vari docenti. Appare così sempre più sfuggente l'idea stessa di università quale un luogo deputato alla ricerca epistemologica, mentre prevale oggi l'immagine di un luogo con molte aule completamente occupate da banchi e comode sedie per far assistere, cento, duecento, trecento ed anche più allievi, “alla esposizione orale delle lezioni”, nella cornice esistenziale della consueta corsa attraverso il traffico tesa a partecipare all'agognato evento scientifico nell'irraggiungibile “palazzo storico”.
Alla fine pochi riescono a vivere l'università come un luogo per scoprire, per inventare, per risolvere, per scorgere il futuro, vivendo in comune i momenti della ricerca, dell'osservazione, della verifica e della continua riscrittura dei percorsi scientifici.
Oggi si registra il successo delle Università on-line che cambiano il volto alla formazione rendendola più fruibile e moderna, mentre le università storiche, nei vecchi palazzi, cercano di rinnovarsi per continuare ad intercettare le aspettative dei giovani.
Il novecento è già lontano anni luce e si è trascinato dietro tante cose belle e pure tante illusioni, tra cui l'idea di un mondo universitario ubicato dentro vecchi palazzoni con gradinate allucinanti ed ambienti stracolmi di armadi, con libri o strumenti, a seconda delle discipline.
Tante immagini oggettivamente rappresentate da infrastrutture e cerimoniali che in alcune città italiane contano addirittura vari secoli. Le antiche università italiane, con strutture edilizie atte a costituire anche la “vera seconda casa dei cattedratici”, hanno formato le centinaia di migliaia di professionisti che oggi operano nella società ed hanno rigenerato ed incrementato se stesse, secondo ferree regole, talvolta ispirate all'autogoverno ed all'autoconservazione. Forse è stato un bene, ma oggi nell'epoca del predominio multimediale di internet e quindi di nuove necessità economico-gestionali, comincia a traballare l'obiettivo stesso della spesa infrastrutturale sostenuta dallo Stato per le Università “stanziali” alla vecchia maniera, per i costi che comporta per mantenere lo stipendio dei docenti e l'accoglienza degli studenti in palazzi, istituti, aule, con l'aggiunta di telefoni, riscaldamento e manutenzione.
Una spesa immane sulle spalle del contribuente e forse soltanto per circa il dieci per cento sulle spalle dello studente, che pure è costretto a sborsare talvolta mille o più euro l'anno per l'iscrizione. Un'immensa spesa, che da una parte sostiene la cultura scientifica, ma dall'altra deprime il bilancio dello Stato sottraendo risorse.
Pertanto da parecchio tempo si stanno levando voci critiche sui costi e benefici del vecchio sistema universitario. Non sono tutte rose e fiori, anzi, sui giornali, non di rado, vengono pubblicati penosi risultati e statistiche, che mettono in luce sia l'enorme numero della dispersione degli studenti che abbandonano i corsi, sia le carenze culturali e formative specifiche mostrate da molti laureati durante la prove di accesso ai concorsi nazionali. Molte critiche talvolta riguardano sia il modo di fare ricerca scientifica (epistemologia, con prove ripetute e verifiche) sia l'esiguo numero degli studenti frequentanti che riesce effettivamente, in prima persona a partecipare alla ricerca epistemologica.
Infatti, di quale ricerca possiamo parlare se lo studente non vi partecipa effettivamente, ma si limita ad ascoltare il docente ed a studiarne i trattati ? In effetti nelle università tradizionali ci sono i sintomi dello studio on line a tutti gli effetti, ma lo studente, invece di stare a casa davanti al suo computer, è in un'aula rumorosa ed ascolta il docente attraverso un vecchio altoparlante !
Queste concise riflessioni pedagogiche sono correlate anche al crescente successo delle università on line ed alle notevoli modifiche che stanno introducendo nella metodologia della formazione tecnologica". Prof. Gennaro IASEVOLI
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