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Data: 23/06/2012 12:16:00 - Autore: N.R.![]() La decisione veniva confermata anche dalla Corte d'Appello. Ricorrendo in Cassazione l'azienda aveva sostenuto la legittimità del licenziamento data la condotta del dipendente che doveva considerarsi "gravemente ingiuriosa e intimidatoria al superiore gerarchico donna deriso e apostrofato". Respingendo il ricorso la Suprema Corte ha confermato il doppio verdetto evidenziando che la motivazione dei giudici di merito "appare congrua e logicamente coerente e supportata da precisi ed univoci riferimenti alle risultanze processuali che hanno consentito di ridimensionare la gravita' dei fatti e di circoscrivere l'episodio che, sia pure censurabile, non dimostra la volonta'" del dipendente "di sottrarsi alla disciplina aziendale e di insubordinarsi, essendo rimasto nei limiti di una intemperanza verbale". Insomma un comportamento che va si censurato, ma che non può essere sanzionato con un licenziamento. |
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