|
Data: 22/07/2012 09:00:00 - Autore: Barbara LG Sordi![]() La finanziaria dunque riproponeva la ratio di una norma già abrogata, indi per cui non poteva avere alcun valore per la legge stessa. Ma siccome in Italia il motto "fatta una legge fatto un ladro(ne)" va sempre per la maggiore ecco che l'ex Governo aveva proseguito per la sua strada. In realtà si era cercato di raggirare l'abrogazione non includendo l'acqua nel papabile e privatizzabile, sperando così di chetare gli animi rivoluzionari. Monti stesso, forse, non si rammentava del veto popolare ed ha fatto delle liberalizzazioni il punto di forza della ripresa economica italiana. E in questo caso rimarchiamo, in sua difesa ( lo spara-addosso-a-Monti sarà anche lo sport più in voga in questo momento, ma a noi non interessa), che la normativa della Comunità Europea legittima le privatizzazioni di beni o enti pubblici, mettendo dei paletti un po' più ristretti rispetto a quelli previsti dai decreti in questione. Privatizzazioni solo a società in house, cioè controllate da società pubbliche, e non quindi in vendita sul principio del maggior offerente. Postille che non ci sono mai piaciute e che per questo abbiamo tentato, invano, di aggirare. Innanzitutto concedendo la possibilità di acquisto anche da parte di società private purché rispettose del pubblico interesse (ahi!); oltre a prevedere la possibilità di affidamenti diretti solo a società con capitale di almeno 900mila euro, abbassato poi a 200mila (a ri-ahi!). Ai nostri giustizieri regionali tutte queste irregolarità non sono sfuggite, così come a Giuseppe Tresauro, membro della Consulta, nonché ex- Antitrust, attento e ligio al rispetto delle norme. E pazienza se in molti liberal si sono indignati (vedi la deputata Linda Lanzilotta del gruppo misto), vedendo in questa decisione un freno allo sviluppo economico. In fondo 26 milioni di voti a sfavore cosa volete che siano? |
|