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Data: 08/08/2012 10:00:00 - Autore: Barbara LG Sordi
PENSIERI DIETRO GLI OCCHIALI DA SOLE (pensieri semiseri sotto il solleone)
In questi giorni di caldo e vacanza mi è capitato, sempre più spesso, di osservare un gran numero di papà alle prese con bimbi di ogni genere ed età. Papà single che ben si dimenano sia nei cambi di pannolini e biberon sia nel seguire figli adolescenti in imprese degne di un supereroe, o quanto meno di un pazzo scatenato (vedi alle voci: catamarano con vento forza 10 e partitina di tennis all'una).
Ovviamente tutti questi papà, visti con gli occhi di una donna, fanno una gran tenerezza, ispirano un profondo desiderio di soccorso (anche se quasi nessuno in realtà lancia SOS, diciamocelo pure), di condividere i capricci dei pargoli, così come pannolini e biberon (le escursioni suicide un po' meno!).
Eppure quando una cara amica, o anche una semplice conoscente, si separa e combatte aspramente contro l'ex-marito (o ex-compagno), tutte indistintamente ci uniamo nella lotta. L'ex diventa per tutte un energumeno fedifrago e impostore, avaro e tirchio, incapace di gestire tutto e tutti, figli inclusi. Ma come? Non potrebbe questo ex essere uno dei tanti papà che in spiaggia ci commuovono e inteneriscono? Probabilmente sì, a meno che si frequentino personaggi del calibro di Berlusconi o Trump, e allora l'empatia forse è più che lecito metterla da parte.
Alcune volte sarebbe utile pensare, parlo per noi donne, a come si devono realmente sentire questi papà. Mettendo da parte le vicissitudini che hanno portato alla rottura sentimentale (tradimenti, mancanza di reciproca sopportazione e stima, outing , ecc.), le cui cause molto spesso portano a inveire e inasprirsi contro il sesso maschile, pensiamo invece a questi uomini nelle sole vesti di papà . Per quanto male possano aver fatto alla propria partner (escluso quello fisico naturalmente) è giusto che debbano rinunciare ad una parte di vita spesa con i propri figli? Una parte di vita in cui potrebbero o avrebbero potuto vederli giocare, fare i capricci, ridere e piangere, imparare, crescere, insomma vivere. L'amore per i figli è quasi sempre paritario tra uomini e donne; per carità noi li generiamo ma non ci fa per questo più amorevoli o amorose. E i bimbi ci percepiscono il più delle volte allo stesso modo, senza distinzioni e discriminazioni. Ovviamente parlo di figli nati da genitori non problematici, se non per divergenze caratteriali e ormonali!
Non credo che una mamma rinuncerebbe mai alla possibilità di assistere a tutto ciò, perché allora si dà per scontato che un padre possa farlo? Naturalmente esistono coppie in cui il bene dei figli è la priorità , allo stesso modo del rispetto per la dignità parentale. Ci si sforza di non farsi del male a vicenda, di concedersi una tregua bellica, di cooperare per la crescita dei figli. Ma quante ex-coppie possono vantare questo status edeniano? Poche, pochissime, tanto da non far quasi casistica.
E allora torniamo al nostro papà solo e un po' più disperato. Pensiamo a cosa possa significare vedere una persona amata ogni due settimane, se va bene per l'intero week-end, e se si è stra-fortunati anche una volta infrasettimanalmente. E gli altri giorni? Pazienza, evidentemente qualcuno ha dato per scontato che gli uomini possano accendere e spegnere amore, desideri e passioni con un telecomando (forse il cervello si, alcuni, dai!).
Ma a parte il peso affettivo, tanti si sobbarcano anche quello economico, quello del mantenimento. Se l'ex partner lavora e ha sempre contribuito al mènage familiare, il cambiamento sarà pesante ma non drammatico. E se invece non ha mai lavorato, perché di comune accordo si è deciso che lei dovesse dedicarsi a fare solo la mamma? Qui scattano i dolori. Per carità, giustissimo che il papi paghi per i figli, rinunci alla casa e aiuti la mamma; ma quando lo stipendio è più vicino al minimo salariale che a quello di un top manager, che deve fare? Pagare lo stesso e comunque, cavoli suoi se quando erano una famiglia unita e simil-mulino bianco avevano deciso di mandarli ad una scuola privata, al corso di cinese e a quello di danza del ventre, e per le vacanze ci si divideva tra Costa Smeralda e Sankt Moritz. Cavoli suoi, doveva pensarci su un po' prima. Ormai è troppo tardi. Il giudice gli ha portato via figli, casa e buona parte dello stipendio. Diciamo pure che quel che resta serve a mala pena a pagare un affitto e qualcosa da mangiare; esemplificativo di questa situazione sono i numerosi nuovi single riapprodati in lidi genitrici o nelle sempre più numerose case-rifugio, in cui per un certo periodo possono trovare una stanza un numero esiguo di fortunati. Ma non tutti. C'è chi è realmente finito in strada, non solo per lacrimevole finzione come in "La ricerca della felicità" (che comunque consigliamo di vedere anche a questi papà, tanto per rasserenarsi un po'), ma perché senza alternative e pur di stare vicino ai propri cari. E se poi malauguratamente incappa in una nuova compagna, che non gli venga in mente di metter su un'altra famiglia.
Allora la prossima volta che ci imbatteremo in un papà separato o divorziato, auguriamoci per lui che sia almeno uno "che conta". Altrimenti cominciamo pure a struggerci per lui.
Oops, dimenticavo: sono donna e mamma.
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