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Data: 17/08/2012 10:00:00 - Autore: Barbara LG Sordi PENSIERI DIETRO GLI OCCHIALI DA SOLE (pensieri semiseri sotto il solleone) Inutile negarlo, noi Italiani di fronte a crisi e abusi (come quelli che molti lamentano per le revisioni volute dal nuovo governo) non agiamo attivamente. Polemizziamo, critichiamo, sbraitiamo, ma sempre e solo comodamente seduti in poltrona, oppure scrivendo con un computer, quindi includo (e critico) anche la sottoscritta. Eppure quante volte leggendo dei vari salassi che ci sono toccati, e purtroppo ci toccheranno per i prossimi mesi/ anni, ci è salita una rabbia irrefrenabile, con tanto di esclamazione del tipo "eh no, adesso basta. Quando è troppo è troppo!"? Sono certa che a milioni di noi cittadini è successo, però passata la rabbia tutto torna irrimediabilmente come prima. In altre nazioni, Grecia e Spagna in testa, è scattata la rivolta popolare, quella vera, fatta di cartelloni e proteste; alcune anche folkloristiche e originali, come i pompieri spagnoli che per rimostranza al governo, che ne ha ridotto gli stipendi drasticamente, hanno mostrato il loro tonico deretano. Uno schiaffo morale non da poco e un gesto che ha fatto il giro del mondo. Più triste e drammatica la protesta di alcuni greci che si sono dati fuoco per disperazione, perché ormai sull'orlo del baratro economico. Indubbiamente situazioni economiche più disperate della nostra, ma siamo proprio certi che quella della Spagna sia poi così distante dal nostro paese? La linea che ci separa (economicamente parlando) è molto più sottile di quel che noi crediamo. O forse di quel che ci portano a credere gli altri, dai giornali ai nostri cari amministratori. L'illusione in fondo è quel che ha sempre protetto lo stra-potere, insieme con terrore e ignoranza, e, perché no, anche la religione (per ottenere così un mix di droghe sintetiche da far impallidire gli oppiacei marxisti); giustificando abusi, portando a credere che lo status quo imposto fosse l'unico e solo possibile. Bene, però di secoli ne son passati dacché signori o nobili ci governavano, decidendo persino se si era degni di vivere o di morire. Perché allora si deve accettare come dato di fatto che chi NOI abbiamo scelto per governarci, possa arbitrariamente decidere di ridurci ad automi buoni solo a produrre soldi? Perché non possiamo pretendere, proprio NOI che li abbiamo eletti (o forse no, ma alla fine ne accettiamo l'autorità per rispetto di una scelta fatta dalla maggioranza), di non dover accettare per forza le loro decisioni? O almeno facendo qualche rimostranza, e che diamine! Sul web girava una divertente immagine, simil-cartolina anni '70, con tre riquadri raffiguranti greci, spagnoli ed italiani in balìa della crisi: i primi due in piazza a manifestare e noi in spiaggia a prendere il sole. Una barzelletta che speriamo sia stata messa in giro dagli italiani stessi; non che il resto d'Europa ci consideri diversamente da tante caricature che ci vengono fatte. È comunque realmente esemplificativa della nostra non-attitudine a reagire con veemenza maggiore, quanto invece a prediligere altre vie. Quelle più gettonate si differenziano molto in base alla fascia di età, con un comun denominatore: la rassegnazione. Dunque abbiamo la rassegnazione da autoconvincimento che la crisi è solo passeggera, che il default è uno spauracchio creato dalla Merkel che ci vuole vedere sul lastrico; ed è tipica della popolazione più anziana. Che oltretutto detesta Monti perché ha screditato il governo del suo predecessore ("che lui sì che ne ha date di chance all'Italia, perché è un vero imprenditore mica un politico mangia-stipendio"). Poi c'è la rassegnazione da convinzione che nulla potrà mai cambiare in questo Paese sempre più politicizzato e corrotto, tipica dei meno anziani e non proprio così tanto giovani (trenta-cinquanta). Che giustifica l'operato di Monti, che "però tanto nulla potrà fare contro anni di sprechi e schifezze varie amministrative e burocratiche". Resta infine la rassegnazione incosciente, quella dei giovani-giovani che si devono accontentare dell'Italia così come gliela lasceremo in eredità. Che oltretutto nemmeno si preoccupano di spread o spending review, tanto hanno l'iPhone 4S da 64 Gb perché non c'è revisione di spese in atto per la loro paghetta. Ora escludendo che i primi e gli ultimi possano, e vogliano, scendere in piazza per protestare, perché la fascia "enta-anta" non ne vuol proprio sapere di farlo? Per rassegnazione, appunto. Un paio di lettori mi hanno scritto illustrandomi alcune alternative per combattere la crisi, Elio ha proposto di tornare alla decollazione con ghigliotttina come nella Francia rivoluzionaria, unico mezzo possibile per un repulisti efficace e definitivo; Alfonso di Avellino, più pacato, propone semplicemente di far governare chi ha un'azienda medio-piccola perché sono le realtà che hanno fatto grande il nostro paese. Quale sia la soluzione alla situazione in cui ci troviamo, perché non protestare un po' di più in piazza? Lanciando uova marce o pomodori a chi ci racconta gran baggianate, insultando la nostra intelligenza; ma farlo non solo in occasioni formali, come convegni o discorsi ufficiali. Eh, no, cominciamo a rompere le scatole quando sono in vacanza, quando vanno a fare shopping, quando fanno ciò a cui molti di noi sono stati preclusi. Lo so, lo so. È un discorso anarchico che non può portare a nulla. Però lasciatemi sognare. Poi so perfettamente che le conseguenze di queste azioni possono essere molto negative. Vi ricorderete che qualcuno ci aveva provato a scagliare un Duomo in faccia a Berlusconi; a lui un po' di ematomi, al lanciatore infermità mentale. A noi la Minetti. Mi devo rassegnare anch'io, noi Italiani siamo come i poveracci del film di Woody Allen "Il dittatore dello Stato libero di Bananas", eliminato un dittatore ecco accoglierne un altro senza fare un plissé. Questa è la nostra storia e forse il nostro destino. Rassegnamoci! |
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