Data: 26/08/2012 16:00:00 - Autore: Avv. Paolo M. Storani
POSTA & RISPOSTA n. 343 si ricollega alla puntata del 5 luglio 2012, quando la cara Amica di Studio Cataldi Valeria Cavalli rappresent� il caso Torino. Ora il lettore Giuseppe D'ALESSANDRO alle h. 13:22 del 23 agosto 2012, dal suo account g.dalessandro64@gmail.com, ci fornisce la propria gradita illustrazione. Gli lascio la parola: "Le problematiche esposte dalla signora Cavalli sono pi� che mai attuali, considerato che si diffonde sempre pi� in Italia una visione "integralista" della raccolta differenziata secondo la quale, pur di far bella figura nei vernissages politici sbandierando cambiamenti innovativi rivoluzionari in campo ambientale, sindaci e assessori delle nostre citt�, spalleggiati da consulenti tecnici il cui unico interesse � quello di arricchire il proprio curriculum e aumentare il fatturato, sostengono convinti che l'unica strada per incrementare il recupero dei rifiuti sia quella di organizzare il servizio porta a porta e applicare contravvenzioni salate nei confronti dei cittadini inadempienti. Non comprendendo che questo modello organizzativo (porta a porta) � s� efficace e in molti casi vantaggioso per le utenze, ma incontra dei limiti importanti di tipo culturale e tecnico. Senza aver provveduto ad un'adeguata informazione ed educazione ambientale le pubbliche amministrazioni non possono pretendere il rispetto delle regole; e d'altra parte si pone il problema della correttezza e della legittimit� delle stesse regole; vi � poi l'aspetto tecnico della questione: come si pu� pretendere di avviare un servizio porta a porta per le residenze di tipo concentrato (grossi condomini a sviluppo verticale oppure le piccole abitazioni dei centri storici) che non dispongono di idonei spazi per depositare la quantit� di rifiuti che si produce tra una raccolta e l'altra? Se i fabbricati fossero realizzati secondo regole edilizie che prevedessero spazi adeguati funzionalmente progettati per la collocazione di contenitori di raccolta, non si porrebbe il problema; i nostri amministratori per� preferiscono lavorare sulle misure draconiane, miopi e punitive, piuttosto che sulla pianificazione urbanistica, senza avere peraltro le competenze per elaborarle correttamente. La raccolta porta a porta � diventata una moda, da adottare in modo indiscriminato in tutte le realt� urbane possibili, sottraendole alle necessarie verifiche di fattibilit� sociali e urbanistiche. Cito un caso specifico verificatosi nel comune di Mola di Bari (BA): si � imposto ad un condominio non solo di mantenere all'interno degli spazi comuni i contenitori di raccolta, ma anche di provvedere sia al relativo spostamento all'esterno in giorni e orari prestabiliti per lo svuotamento e alla ricollocazione in area interna, sia al lavaggio e alla disinfezione dei contenitori. Ora mi chiedo: 1) � legittimo imporre con ordinanza sindacale la collocazione in area privata di attrezzature funzionali ad un ervizio pubblico? 2) ammesso che il linea di principio ci� sia possibile, a chi tocca, in assenza di un apposito regolamento edilizio, esprimere un parere sulla idoneit� tecnica della collocazione interna? 3) nell'ipotesi che i contenitori (peraltro di propriet� di terzi) siano collocati in area condominiale, � legittimo pretendere che le operazioni di disinfezione e lavaggio (e, a questo punto, di manutenzione in generale) siano gestite dal condominio? Non � quest'ultima solo una questione economica, perch� vanno gestiti in conformit� alle normative vigenti anche i reflui di lavaggio (si tratta acque cariche di sostanze organiche e/o inquinanti che devono subire un appropriato trattamento di depurazione). A me pare che in definitiva certe scelte delle amministrazioni comunali siano spesso in netto contrasto non solo con il diritto costituzionale alla inviolabilit� della propriet� privata, ma anche con le pi� elementari esigenze di ragionevolezza e ponderazione. Giuseppe D'Alessandro Bisceglie (BT)". Form sottostante a completa disposizione per le Vostre considerazioni.
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