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Data: 26/08/2012 10:00:00 - Autore: Avv. Paolo M. Storani
MEDIAevo (14) - La pena carceraria sopprime soltanto la libertà personale o anche la dignità? Di certo, l'indifferenza è molto più crudele della ferocia. Ho appena individuato sul sito di "Repubblica" (accesso delle h.18:45 del 25 agosto 2012) questo articolo che tengo a presentare ai visitatori di Studio Cataldi: "Come era facilmente prevedibile, alle 17 di ieri i detenuti nelle carceri italiane hanno nuovamente superato la quota 66mila (66.065 presenze, per l'esattezza, per 45.572 posti-letto). Ed è altrettanto prevedibile che entro pochi mesi, i dati del sovraffollamento penitenziario assumeranno di nuovo rilevanza e pericolosità.
L'appello della polizia penitenziaria. E' in sintesi la nuova lettera che l'Organizzazione sindacale autonoma polizia penitenziaria (Osapp) ha trasmesso ai responsabili dei gruppi parlamentari di Camera e Senato. "Le cifre di un incremento di 350 detenuti in soli tre giorni - scrive il segretario generale dell'Osapp, Leo Beneduci - questa volta hanno riguardato principalmente la Sardegna (+84), la Sicilia (+54), la Toscana (+44), la Campania (41), il Lazio (+26) e il Piemonte (+24), ovvero regioni che già da tempo hanno superato i posti-letto disponibili e che adesso si apprestano a superare anche la capienza cosiddetta tollerabile, come già avviene per Friuli, Liguria, Lombardia, Marche, Puglia, Valle d'Aosta e Veneto, mentre del tutto insostenibile diventa anche la penuria di personale di polizia penitenziaria".
Carenze nell'organico: "I detenuti gestiranno le carceri?". Infatti - si legge ancora nella lettera - "rispetto alle 7mila unità che mancano all'organico del Corpo, mai integrato dal 1992 (quando i detenuti erano meno di 40mila), in Piemonte ci sono 850 poliziotti penitenziari in meno, 700 ne mancano nel Lazio e in Toscana, 650 in Sicilia e 350 in Campania: con la spending review che blocca l'80% delle assunzioni, già da quest'anno e per i prossimi tre anni, ci aspettiamo persino carceri autogestiti dagli stessi detenuti". Fonte: Repubblica.it del 25 agosto 2012. E se i suicidi in carcere li chiamassimo con il loro vero nome: autentici delitti perpetrati dallo Stato e dall'ignavia del legislatore italiano perché l'indifferenza di costoro rende l'esistenza dei detenuti inutile ed insignificante. Ma lo scopo della detenzione non è soltanto scontare la giusta pena, ma anche e sopra ogni cosa rieducare. I detenuti hanno commesso reati anche gravi e gravissimi, ma rimangono persone e la tutela della persona umana non deve indietreggiare difronte a nulla, neppure a causa delle sempre insufficienti risorse economiche. Ora magari è lo spread che non ce lo permette, ieri chissà cosa se non il disprezzo dei diritti civili. E come ricorda nel saggio "Diritti civili e diritti di cittadinanza: un'omologazione al ribasso" in www.personaedanno.it Roberto BIN "non c'è un diritto la cui tutela non abbia un costo".
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