Data: 29/08/2012 10:00:00 - Autore: Barbara LG Sordi
Finite le vacanze ecco che il nostro Governo si è rimesso subito all'opera per poter definire alcune questioni rimaste in sospeso, come la modifica dei parametri per il calcolo dell'Isee. L'indice avrebbe già dovuto essere ritoccato entro la fine dello scorso 31 maggio, ma ciò non si è verificato. Entro fine mese però dovrebbe andare a buon fine e trasformarsi in un Dpcm, come previsto dal decreto Salva Italia (Dl 211/2011, legge 214). A questo punto potrebbe entrare in vigore a partire dal primo gennaio del 2013, fondamentale visto che anche con la Spending review molti tagli economici si potranno attuare grazie a tale modifica (leggi: sconti su tasse universitarie per gli studenti fuori corso, cioè minor Isee= minor tasse). Vediamo perché.

Innanzitutto cerchiamo di spiegare cosa sia esattamente questo indice. L'indice Isee (Indice per la Situazione Economica Equivalente) è uno strumento creato nel 2002 per poter valutare la situazione reddituale e patrimoniale di un singolo individuo o di un nucleo familiare. Sino ad ora l'Isee si conteggia in base ad una formula matematica data dalla somma del 20% del reddito assoggettato ad Irpef o Irap (del singolo o di tutti i membri del nucleo familiare), del valore Ici dell'abitazione di proprietà o il canone annuale di affitto. La cifra ottenuta è ridotta in base alla presenza di soggetti portatori di handicap o da un eventuale mutuo residuo sull'abitazione, così come a seconda del numero di componenti del nucleo stesso. Gli indici così ottenuti si basano sempre sulla dichiarazione dei redditi dell'anno precedente e permettono di classificare i richiedenti in varie fasce di reddito, che possono variare da regione a regione. Questi indicatori sono proprio nati per dare, o meno, accesso alle principali esenzioni ed agevolazioni di carattere sociale, che possono essere a livello nazionale o locale (erogate dal Comune). Esenzione dal pagamento del ticket sanitario, esenzione o riduzione del pagamento di asili nido o mense scolastiche o tasse universitarie, diritto a ricevere assegni familiari o di sostegno per famiglie con più di tre figli, possibilità di ottenere borse di studio o tariffe agevolate (le cosiddette tariffe sociali) per l'energia elettrica e persino agevolazioni sui canoni di locazione, in alcuni comuni. Va precisato che non comporta alcun tipo di elargizione o integrazione a livello pensionistico, non servono, ad esempio, come strumento per ottenere pensioni di invalidità.

Così era sino ad ora. Cosa cambierà con l'eventuale attuazione del decreto? Cambierà di molto le modalità di calcolare l'indice, alzando la soglia di povertà. Nel calcolo dell'Isee si terranno conto infatti anche dei redditi esenti (extra-Irpef), sinora non considerati, quali introiti da affitti, premi di produttività, bonus, eventuali patrimoni all'estero e titoli di Stato, conti corrente, partecipazioni in società e gli interessi maturati da investimenti. Insomma tutto quel che normalmente compare sulla dichiarazione dei redditi di un bravo e ligio cittadino (togliendo qualche voce, come il conto in banca ad esempio). Diventerà così un vero e proprio indicatore patrimoniale ed un "redditometro" a 360 gradi. Inoltre il passaggio da Ici a Imu contribuisce ad aumentare consistentemente il valore patrimoniale della prima casa, ben il 60% in più. Facendo passare in molti casi l'indice Isee ad una fascia superiore, riducendo così considerevolmente l'importo delle agevolazioni. Purtroppo si conteggeranno anche eventuali indennizzi di accompagnamento per invalidità, criticata da molti si spera che venga all'ultimo abbandonata dalla lista delle voci che concorreranno al calcolo.

A questo punto una cosa è certa molti meno italiani avranno diritto a esenzioni ed agevolazioni. Perché si rischia di essere tutti (solo sulla carta, mi spiace!) più ricchi. Eppure il sottosegretario al ministero del Lavoro, Maria Cecilia Guerra, ha tenuto a precisare che "la platea dei beneficiari potrà cambiare al suo interno, ma non per la dimensione complessiva". E su questo ci troviamo tutti assolutamente d'accordo: l'austerity di questi mesi ha prodotto molti più poveri. Aiutare tutti, rendendo accessibili agevolazioni ed esenzioni, comporterebbe una spesa sociale che l'attuale stato delle casse pubbliche mai e poi mai potrebbe sopportare. Quindi siamo sempre noi a rimetterci. Perché toccare ancora una volta dei piccoli benefici, senza mai sacrificare i propri vantaggi economici? Mi riferisco naturalmente ai nostri cari governatori e politici.

Certamente sinora i molti che hanno beneficiato di vantaggi, non sono sempre risultati essere realmente svantaggiati economicamente, alcuni sono stati semplicemente più furbi. O meglio lo Stato stesso lo ha permesso, quindi furbi (mi spiace ma evasore o ladro mi par troppo), ma legali e legalizzati. Ad esempio: una donna non sposata e impiegata part-time, convivente con un uomo non residente nella stessa città (ma che in realtà vive con lei) e con due figli, sino ad oggi (o meglio sino a che il Dpcm non sarà varato) poteva tranquillamente dichiarare solo il suo reddito. Con due figli domiciliati con lei (non necessariamente a carico) il reddito Isee era più che certo che fosse nelle fasce più basse, dando accesso così a nidi quasi "a gratis" o avendo diritto ad assegni familiari. Poco importava se il compagno della donna fosse un top manager da centinaia di migliaia di euro, con case e conti in banca sparsi per tutto il mondo. Ecco forse in tal caso, il ritocchino all'eccessivo "laschismo" del Governo precedente ha più che senso, proprio nell'ottica di una più equa ridistribuzione.

La revisione dell'Isee avrà però il pregio sociale di dare maggiori vantaggi a soggetti invalidi, così come di prevedere un indice agevolato a chi ha perso il lavoro. Cosa non da poco, perché non sarà necessario attendere l'anno successivo per ottenere sgravi ed aiuti, ma se ne potrà beneficiare immediatamente (sino a che la situazione di disagio economico persiste). Finalmente qualcuno al Governo ha capito che se non si hanno soldi in un preciso momento non si può aspettare l'anno successivo per poter, che so, mandare all'asilo un figlio o comprare testi scolastici ad un altro. Rammentiamo che con l'Isee basso si avrà accesso anche alle tanto attese "carte di solidarietà", che si spera possano aumentare il budget familiare, magari un po' di più degli ottanta euro mensili fino ad ora elargiti alle famiglie più bisognose.

Speriamo allora che con queste premesse si possa cominciare realmente a ridisegnare e rimappare la povertà in Italia. Chissà se a Monti verrà anche in mente di indagare sugli Isee molto bassi e verificare se non vi siano guadagni non dichiarati; potrebbe essere una buona occasione per pescare un po' di lavoratori in nero e fermare anche il fenomeno dei " falsi poveri ". Perché ribadiamo che i veri poveri a breve saranno quelli del ceto medio impiegatizio, che non hanno via di scampo alla lunga mano del Fisco.


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