Data: 18/10/2012 10:30:00 - Autore: Barbara LG Sordi
Lex & the City - pensieri da cocktail politicamente (s)corretti - episodio 3
Un paio di episodi, direi decisamente tristi, mi fanno riflettere su come gli uomini troppo spesso vivano in totale e completa arroganza. Arroganza che li porta a credersi esseri assolutamente insostituibili e nettamente superiori a tutto ci� che c'� di diverso da noi, ma comunque vivente e che prova sentimenti o sensazioni molto simili ai nostri. In questa cerchia di sfortunati, rientrano gli animali, cos� come tutte quelle persone marchiate come diverse (ma questa � un'altra storia).

Arrogarsi il dominio di chi � pi� debole, spesso anche brutalmente e cinicamente, non ha mai portato a grandi cose. Eppure la storia e le sue lezioni si dimenticano in fretta, soprattutto adesso che tutto "viaggia" su internet.

Detto ci�, come premessa generale, mi addentrerei nel labile, anzi labilissimo, rapporto tra uomini e animali. Dove il rispetto per i secondi � un concetto ancora molto lontano dagli standard minimi di ammissibilit�. Spesso invece troppo prossimi alla vergogna.

Parto da un episodio di cronaca, triste, non solo nera. Pochi giorni fa, a Soveria Mannelli in provincia di Catanzaro, un cercatore di funghi, il (fu) signor Vincenzo Pulicicchio, � stato freddato dalla follia di un cacciatore di cinghiali. Ucciso perch� il killer pensava potesse trattarsi di un bel bestione da impallinare; peccato fosse invece un uomo pronto a trasformarsi nella nona vittima (pi� 28 feriti) della caccia, da che la stagione ha riaperto. Poche settimane per questo stillicidio. Spiace aggiungere, legalizzato. E doppiamente spiace aggiungere, che rappresenta un'ottima rendita per lo Stato.

L'Associazione Vittime della Caccia, con in testa l'agguerrita (e qui ci vuole tostaggine, � inutile negarlo) Daniela Casprini, ha giustamente definito l'episodio come una "vergogna nazionale" in un "paese ostaggio di una lobby", molto ben armata purtroppo. Peccato che la vergogna spetti solo a chi ha sensibilit� nei confronti degli animali, mentre le lobby si sa come si comportano in Italia, nulla le altera nulla le annienta. Rassegnarsi? Mai e ancora mai.

Per carit�, ringraziamo l'esistenza di una normativa sull'attivit� in questione, una legge venatoria, la n.157/1992 ("Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio"), che se non altro ha imposto alcuni concetti forse ignorati sino ad allora dai pi�, o meglio dai cacciatori.

Punto primo. Che innanzitutto non si pu� sparare a tutto ci� che svolazza o corre o si rintana. "La fauna � patrimonio indisponibile dello Stato ed � tutela nell'interesse della comunit� nazionale ed internazionale". Perci� ciascun cittadino � s� proprietario della fauna, ma non ne pu� disporre a suo piacimento. Ne saranno a conoscenza i bracconieri della domenica?

Punto secondo. Che alcune specie non vanno toccate.

Punto terzo. Che ciascuna regione deve preservare almeno una quota compresa tra il 20 e 30% del territorio agro-silvo-pastorale dalla caccia; percentuale che crolla a un intervallo compreso tra 10 e 20% nelle aree alpine.

Ecco, la destinazione di una fetta (dalla percentuale variabile! Gasp e stragasp) del territorio agro-silvo-alimentare ad area no-caccia, mi crea qualche perplessit�, lo ammetto. E secondo voi un povero cinghialotto pu� essere in qualche modo a conoscenza di questa zona off-limits, che potrebbe salvargli la pellaccia? Ma allo Stato penso freghi men che meno. Quante volte vengono emanati decreti per cui noi cittadini potremmo godere di qualche beneficio economico, e non ne veniamo a conoscenza se non dopo un paio di quinquenni? Oddio, forse molto poche volte, visto che la norma � pi� quella della bastonata che non quella della carota qui da noi. Per� intanto rende l'idea di come si possano sentire queste povere bestie.

Purtroppo tutto ci� � stato deciso da uomini, lontani discendenti di cacciatori di prima classe, quelli che lo facevano per la sopravvivenza, mica per sport. "Che se sei ciccione vai a farti qualche ora di tapis-roulant, mica a sparare a un leprotto di qualche etto", come direbbe mia zia.

Quasi un decennio successivo a questa legge la legge costituzionale 18 ottobre 2001 n.3 cambi� l'articolo 117 della Costituzione italiana stessa, stabilendo cos� che la potest� legislativa in materia di caccia fosse delle regioni, non essendoci indicazione diversa. Un tentativo di tagliar fuori lo Stato dal business venatorio? Tentativo mal riuscito perch� lo Stato essendosi riservato la potest� legislativa in materia di tutela ambientale, dell'ecosistema e dei beni culturali � riuscito a limitare lo stra-potere delle regioni. Che visti i risultati recenti sono stati uno spreco di energie (loro, anche se molto poche) e soldi (nostri, e invece molti), da film horror pi� che di supereroi.

Per� consoliamoci col venire a conoscenza di un paio di chicche non da poco. Ciascun cacciatore deve prestare 2/3 giorni per il recupero ambientale. Vale a dire: ti lasciamo ammazzare ma poi devi espiare, con il servizio civile. Geniale, ohib�. Me li immagino tutti questi omoni stivalati e gibernati che raccolgono cartine delle caramelle e lattine lasciate in un bosco, e magari tanto che ci sono provvedono a riporre con cura nel suo nido un uccellino caduto.

Oppure che esiste una caccia di selezione, che per� non seleziona la specie (fortunatamente) ma seleziona solo la vittima (sfortunatamente) e una con rapace (pensavo fosse il vezzo di qualche eccentrico). Ma soprattutto che lo Stato deve disporre di fondi per i danni arrecati ai campi dalla caccia. E non voglio sapere da dove questi fondi arrivino.

Un altro punto per� a favore dello Stato concediamoglielo, per aver "cassato" (proprio in Cassazione) il tentativo di qualche regione outsider ed indipendentista (l'Abruzzo, ndr) di prendersi troppe libert� in materia venatoria ().
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