|
Data: 20/10/2012 10:00:00 - Autore: Barbara LG Sordi Sui malefici dei cellulari si parla da anni, anche se ogni tanto salta fuori uno studio pronto a riscattarne la reputazione. Eppure altrettante ricerche hanno ormai data per certa la relazione tra onde elettromagnetiche, emesse dai telefoni cellulari (ma anche altri dispositivi wi-fi, ndr), e tumori cerebrali (di cui alcuni incurabili). Da ora in avanti però diventerà un compito sempre più arduo, per via di una sentenza emessa dalla Suprema Corte di Cassazione che ne dichiara la concausalità in un caso di tumore. Come si può leggere in maniera approfondita proprio sul nostro portale (Cassazione: Inail deve riconoscere rendita a chi contrae tumore per uso lavorativo del cellulare ). E ciò accade qui da noi in Italia, battendo il resto d'Europa e del mondo. Doppia speranza: per i malati e per noi italiani, che lottiamo per avere un qualche riscatto all'interno di questa Comunità che ci denigra (e non sempre a torto). Una sentenza che aprirà certamente la strada ad una serie di cause, ricorsi e appelli, oltre che di una probabile class-action. Un'impresa titanica per il popolo italiano, ma che prima o poi potrebbe diventare realtà grazie all'impegno di alcune figure chiave nella vicenda. Innanzitutto il Professor Angelo Levis, esperto in mutagenesi (mutazioni genetiche, come i tumori appunto) ambientale a Padova, che ha seguito il manager sin dall'inizio, insieme con uno studio legale torinese che si sta occupando di ben sete cause simili. E poi Codacons, che da mesi sta valutando l'ipotesi di un'azione collettiva. Potrebbe risultare anche determinante il supporto di alcuni parlamentari, tra cui il senatore Felice Casson, che combattono contro l'atteggiamento superficiale del Governo nei confronti dell'invito alla cautela lanciato dal Consiglio d'Europa, così come quello molto grave di aver “scordato” di comunicare in maniera efficace il messaggio cellulare=rischio di tumore. E dimenticandosi persino del Consiglio Superiore della Sanità che, riunitosi in gran urgenza il 15 novembre 2011, produsse un documento di ben sette pagine in cui si invitava il Ministero della Sanità del Governo Berlusconi a promuovere l'uso di auricolari per ovviare il rischio di neoplasie, e sconsigliarlo ai bambini. E siccome il Consiglio si era riunito su richiesta specifica del Ministero, giusto allora ignorarne le direttive. Sia mai che i soldi pubblici per una volta potessero essere investiti con coerenza. A rimarcare la grave, anzi gravissima (visto che c'è di mezzo la nostra salute), pecca e dimenticanza ministeriale c'è anche la vicenda personale di un avvocato Potenza, a cui i medici hanno diagnosticato un tumore al cervello, non escludendo tra le cause l'uso del cellulare. Il professionista si è rivolto direttamente al ministero per chiarimenti, e dopo una serie di lettere ha ricevuto una risposta. Che suona: “Il tema di possibili rischi per la salute conseguenti all'utilizzo del telefono cellulare è alla costante attenzione anche a seguito della classificazione stabilita dall'Agenzia Internazionale per la ricerca sul cancro di agente possibilmente cancerogeno per l'uomo”. E anche: “Attraverso studi epidemiologici la stessa Agenzia ha evidenziato limitata cancerogenicità tra gli utilizzatori del telefonino in relazione al tumore maligno del cervello e del nervo acustico”. Ora, a parte il fiato che viene a mancare nel leggere queste frasi (non per paura ma per mancanza di punteggiatura), il Ministero ha confermato all'avvocato che il cellulare potrebbe essere causa, e ha chiuso la missiva redarguendo da un uso eccessivo del cell. E se l'avesse fatto un po' prima, magari a partire da un anno fa, quando il Consiglio lo suggerì? Meglio spendere soldi per campagne di sensibilizzazione sull'evasione fiscale che sulla salute? La class-action che potrebbe realmente portare al riconoscimento dei danni di invalidità , rischia dunque di essere rafforzata dal comportamento poco coerente del Ministero della sanità, incluso l'attuale Balduzzi. Troppo concentrati su tagli e spending review rischieranno realmente di fare storia, almeno giuridicamente parlando. Ma alla fine chi pagherà realmente? |
|