Data: 05/12/2012 09:30:00 - Autore: Barbara LG Sordi
Il calcio si sa è un terreno di mille possibili scontri. Si litiga con gli amici e i colleghi in nome della propria squadra del cuore. Ci si sfida regolarmente a scuola e nel post-lavoro per dimostrare le proprie potenzialità atletiche e sovente, ahimé, anche intellettuali.
Insomma il calcio è argomento serio qui dalle nostre italiche parti. Stupisce dunque una sentenza della Cassazione che ha decretato che questo sport non ha "carattere di particolare pericolosità", dato che si tratta di una "disciplina che privilegia l'aspetto ludico". Solo un gioco dunque, altro che match all'ultimo sangue! Basta fare quindi le pie crocerossine a fidanzati o mariti afflitti da tendiniti achillee (senza la prestanza dei protagonisti di Troy!); d'ora in avanti tirar dritto alle ennesime lamentele post-partitella.
Nel caso preso in esame dagli Ermellini, un ragazzo di Monza, ai tempi dell'accaduto minorenne, era stato colpito da una pallonata alla fine di una partita di calcio e aveva riportato danni agli incisivi. Danni per i quali aveva chiesto il pagamento di un risarcimento alla società sportiva di appartenenza e all'Inail.
La Corte di appello di Milano, nel maggio del 2007, aveva respinto il ricorso fatto dal giocatore confermando la sentenza di primo grado. Uno smacco per il giocatore, visto che gli incisivi li aveva persi per la gloria del proprio team.
E per questo aveva deciso di provare la via della Cassazione. Ma anche la Terza sezione civile della Corte Suprema ha confermato i precedenti giudizi. La società sportiva non era in alcun modo tenuta al risarcimento perché "deve escludersi che al gioco del calcio possa essere riconosciuto carattere di particolare pericolosità, trattandosi di disciplina che privilegia l'aspetto ludico, sicché la stessa non può configurarsi come attività pericolosa a norma dell'art. 2050 c.c. ".
Ecco, allora sarebbe il caso di dire al povero ragazzo: "datti all'ippica"!


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