Data: 15/01/2013 10:00:00 - Autore: Barbara LG Sordi
In attesa di vedere se il Redditometro di cui si è già ampiamente discusso, (vedi: Il Redditometro è ufficiale: ecco le voci di spesa che il Fisco potrà valutare. In allegato il testo in Gazzetta) sarà un efficace mezzo per combattere l'annoso problema dell'evasione fiscale, ecco che la Cassazione intanto si dà da fare sul fronte dei reati tributari. Piazza Cavour coglie infatti l'occasione della sentenza emessa sul caso Unicredit-Brontos, per invitare i legislatori a modificare la natura iniqua della cosiddetta "impunità fiscale". Pur avendo infatti revocato la confisca di capitali alla società bancaria come previsto dalla legge, la Suprema Corte prende al contempo le distanze dalla legge stessa che la impone.

Nel settembre 2012 la Suprema Corte aveva confermato il dissequestro di 245 milioni di euro nei confronti di Unicredit, nell'ambito dell'inchiesta 'Brontos', rigettando così il ricorso del pm Alfredo Robledo contro la decisione con la quale il Tribunale del riesame, lo scorso 22 novembre, aveva restituito il capitale all'istituto bancario. L'inchiesta ha portato al rinvio a giudizio dell'ex a.d. della banca Alessandro Profumo, insieme con altre 19 persone, con l'accusa di frode fiscale. I giudici hanno spiegato che "la societa' Unicredit e i suoi beni non possono essere destinatari di provvedimenti cautelari di sequestro preventivo".

La Terza sezione penale, nella sentenza 1256 depositata il 10 gennaio, fa notare come "l'attuale sistema punitivo, e soprattutto quello volto al recupero dei proventi del reato attraverso la confisca del valore, nella materia dei reati tributari sia inefficace ed evidenzi una disparità di trattamento in riferimento alla previsione della confisca non solo tra le persone fisiche e le persone giuridiche, ma tra le stesse persone giuridiche, a seconda che le stesse rappresentino una emanazione meramente strumentale degli autori del reato - persone fisiche, ossia un comodo e artificioso schermo al cui ripario agire indisturbati, ovvero siano persone giuridiche di dimensione non modesta, rispetto alle quali il contributo delle persone fisiche non può mutarne a tal punto la natura, sicche' per quest'ultime ben può parlarsi di una vera e propria "impunità fiscale" rispetto alle prime".

Gli ermellini fanno notare che, a riguardo degli illeciti penali tributari, "la mancanza di una previsione che consenta di poter ritenere la persona giuridica responsabile per gli illeciti penali tributari posti in essere nel suo interesse e a suo vantaggio non può essere ritenuta mera conseguenza di una ragionata scelta discrezionale del legislatore". Che purtroppo non sempre può rivelarsi obbiettiva, aggiungo io.

I giudici della Suprema Corte ricordano che nel caso Brontos, nonostante sia "indiscussa la piena autonomia della struttura societaria di Unicredit spa rispetto agli indagati, è pacifico che sussistono gravi indizi che gli indagati, alcuni di essi in rappresentanza dell'ente, abbiano posto in essere la complessa trama fraudolenta in danno dell'Erario, a vantaggio e nell'interesse delle societa' bancarie poi confluite in Unicredit". D'altra parte, però, la Cassazione prende atto del fatto che "la societa', pur non risultando affatto estranea ai reati tributari, non può essere chiamata, a legislazione vigente, a rispondere per tali reati, in quanto, nessuna fonte di legislazione primaria prevede tale titolo di responsabilità".
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